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Scoperto un tesoro da 80 mila euro a Salvatore Cuffaro: indagini sugli appalti pilotati

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Un'operazione significativa condotta dai Carabinieri ha consentito il sequestro di 80.000 euro a Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione Siciliana. Questo intervento si inserisce in un ampio contesto di indagini relative a corruzione e turbativa d'asta, evidenziando l'impegno delle forze dell'ordine nella lotta contro la criminalità economica e la corruzione.

Nei giorni scorsi, un’operazione condotta dai carabinieri del ROS ha portato al sequestro di una somma significativa di 80 mila euro in contante, rinvenuta in possesso dell’ex presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro. Questo evento si inquadra all’interno di un’inchiesta più ampia che coinvolge accuse di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.

Il ritrovamento del denaro

Durante le perquisizioni effettuate la settimana scorsa, il denaro è stato trovato in due luoghi distinti: circa 40 mila euro erano conservati all’interno di una cassaforte nella residenza di Palermo di Cuffaro, mentre l’altra metà si trovava nella sua tenuta di San Michele di Ganzaria, situata nel Catanese. La scoperta di tali somme in contante ha sollevato interrogativi sulla provenienza del denaro e sul coinvolgimento dell’ex governatore in attività illecite.

Dettagli sul sequestro

Il sequestro ha rivelato elementi sorprendenti. All’interno di una cassaforte nascosta in uno studio, sono stati rinvenuti 7.500 euro in banconote deteriorate, accompagnati da altre somme suddivise in vari tagli. In un’altra cassaforte sono stati trovati 5.000 euro in banconote da 100 euro, oltre a somme minori avvolte in documenti di trasporto legati a un’azienda agricola intestata alla moglie di Cuffaro, Giacoma Chiarelli. La varietà e l’importo del denaro rinvenuto hanno alimentato speculazioni su un possibile sistema di corruzione.

Indagini su appalti pilotati

Salvatore Cuffaro risulta essere uno dei numerosi indagati in un’inchiesta che coinvolge 18 persone, tra cui figura l’ex ministro Saverio Romano. Le indagini condotte dalla Procura di Palermo hanno rivelato un presunto schema di manipolazione degli appalti, che potrebbe comportare l’assegnazione illegittima di contratti pubblici a favore di aziende specifiche, come la Dussmann Service srl, a discapito di concorrenti legittimi.

Interrogatori e sviluppi legali

Durante gli interrogatori, alcuni indagati hanno iniziato a collaborare con la giustizia. Vito Fazzino, commissario della gara d’appalto per servizi sanitari, ha ammesso di aver commesso un falso, dichiarando di essere stato indotto in errore. Al contrario, Ferdinando Aiello, consulente accusato di mediazione illecita, ha respinto ogni accusa. Questa situazione crea un quadro complesso e variegato di responsabilità all’interno dell’indagine. Il giudice per le indagini preliminari di Palermo si pronuncerà sulle richieste di arresto nei prossimi giorni.

Un contesto di corruzione sistematica

Le indagini su Cuffaro e i suoi associati si inseriscono in un contesto più ampio di corruzione sistematica che ha afflitto la politica locale in Sicilia. La scoperta di ingenti somme di denaro in contante, insieme alle testimonianze di ex collaboratori che riferiscono di pressioni e manovre illecite, evidenzia la necessità di un intervento deciso per ripristinare la fiducia nelle istituzioni pubbliche. La lotta contro la corruzione deve essere una priorità per garantire un futuro più trasparente e giusto per i cittadini siciliani.