La sicurezza dei giornalisti d’inchiesta in Italia torna al centro dell’attenzione dopo l’attentato subito da Sigfrido Ranucci, conduttore di Report su Rai 3. A seguito dell’episodio e delle dichiarazioni rese in Commissione Antimafia, il ministero dell’Interno ha deciso di rafforzare la sua scorta, passando a un livello di tutela più elevato. La vicenda mette in luce i rischi concreti cui sono esposti i cronisti che trattano temi sensibili, tra minacce dirette, pressioni politiche e indagini su fatti storici ancora controversi.
L’attentato a Sigfrido Ranucci: contesto investigativo e implicazioni politiche
La revisione delle misure di protezione si inserisce nel quadro dell’indagine sull’attentato del 17 ottobre, quando un ordigno ha distrutto l’auto del giornalista parcheggiata davanti a casa. Sebbene la matrice dell’azione resti da accertare, l’episodio è stato considerato un’intimidazione mirata.
Ulteriore peso sulla decisione del Viminale hanno avuto le dichiarazioni di Ranucci in Commissione Antimafia del 4 novembre, alcune delle quali secretate, su inchieste storiche come i casi Moro e Mattarella e sulle possibili interferenze esterne nelle stragi del biennio 1992-1993. La domanda del senatore M5S Roberto Scarpinato su un presunto pedinamento da parte dei servizi segreti, attribuito al sottosegretario Fazzolari, ha provocato tensioni politiche e suscitato la reazione dello stesso Fazzolari, che ha definito le accuse infondate.
Successivamente, Ranucci è stato ascoltato anche dalla Commissione di Vigilanza Rai e il Copasir ha richiesto gli atti della parte secretata, segnando un’intensa attività di controllo istituzionale. L’intero episodio mette in evidenza la delicatezza delle indagini giornalistiche su temi sensibili e la determinazione dello Stato a garantire la massima protezione a chi opera sotto minaccia.
Sigfrido Ranucci, la decisione sulla scorta dopo l’attentato: ecco cosa succede ora
Il livello di sicurezza a tutela di Sigfrido Ranucci, noto conduttore della trasmissione d’inchiesta Report su Rai 3, è stato elevato dal ministero dell’Interno a seguito dell’attentato avvenuto lo scorso ottobre e delle dichiarazioni rese dal giornalista davanti alla Commissione Antimafia. La comunicazione ufficiale dell’Ucis, l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, è stata trasmessa domenica 30 novembre, stabilendo un passaggio dal quarto al secondo livello di protezione, riservato a soggetti esposti a pericoli concreti e immediati.
Il dispositivo di scorta è stato potenziato: non più una sola auto blindata con due agenti, ma due veicoli blindati con quattro uomini, affiancati da un presidio fisso dell’Esercito davanti alla sua abitazione a Campo Ascolano, frazione di Pomezia. Questo potenziamento riflette la serietà del contesto di rischio, confermando le minacce costanti cui Ranucci è sottoposto per il suo lavoro di giornalista investigativo.