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Negli ultimi anni, le piattaforme di social media russe si sono trasformate in teatri di una campagna di disinformazione orchestrata dal Cremlino. La guerra in Ucraina ha intensificato le attività di propaganda, con profili falsi e bot utilizzati per manipolare l’opinione pubblica e creare la percezione di un ampio sostegno alle politiche russe.
Il fenomeno dei profili falsi
Un esempio emblematico di questa strategia è rappresentato da profili come quello di Roman Koshelev, un presunto cittadino ucraino che pubblica regolarmente contenuti a favore dell’operazione militare russa. Con una foto profilo rubata da un canale Telegram, Roman è solo uno dei tanti account creati per diffondere messaggi pro-Kremlin su social network come VKontakte. Questi profili, pur apparendo autentici, non sono altro che strumenti di una vasta rete di account fittizi.
Strumenti di monitoraggio e attività dei bot
Attraverso servizi come Botnadzor, è possibile monitorare l’attività dei bot legati alla Russia. Le ricerche hanno rivelato che tali account si spacciano per ucraini, contribuendo a diffondere narrazioni favorevoli al governo di Mosca. Questi commenti e interazioni sui social creano un’illusione di consenso tra la popolazione ucraina occupata, alimentando la propaganda russa.
Un contesto di controllo informativo
In Ucraina, le forze russe hanno imposto un controllo rigoroso sull’informazione, consentendo solo ai giornalisti leali a Mosca di operare. Coloro che osano sfidare questo regime di silenzio si espongono a gravi rischi, inclusi arresti e torture. Questo scenario ha trasformato le regioni occupate in veri e propri vuoti informativi, dove la verità è distorta e la propaganda trova terreno fertile.
L’influenza dei bot nella narrativa pubblica
Vincent Berthier, esperto di tecnologia presso Reporters Without Borders, sottolinea come i bot non creino nuove narrazioni, ma sfruttino controversie esistenti per guadagnare visibilità. La loro efficacia aumenta in un ambiente già controllato, dove i media indipendenti sono stati soppressi.
Un esempio di attivismo online
Il 30 settembre, in occasione dell’anniversario dell’annessione di quattro regioni ucraine, l’attività dei bot ha raggiunto livelli record. Molti account hanno pubblicato messaggi congratulatori, suggerendo ulteriori territori da “liberare”. Un utente ha addirittura proposto la necessità di un referendum per la conquista di Kharkiv, riflettendo la retorica ufficiale russa.
Interazioni con utenti reali
In questo contesto, i bot non si limitano a diffondere contenuti, ma interagiscono anche con utenti reali, creando conflitti nei commenti. Ad esempio, dopo il lancio di un missile ipersonico, un bot ha accusato un critico di ignorare gli attacchi ucraini contro le autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Tali conversazioni dimostrano come la narrazione russa si insinui nelle discussioni anche tra utenti reali.
La campagna di disinformazione russa in Ucraina si avvale di una rete sofisticata di bot e profili falsi, creando un’illusione di sostegno e consenso. Questo fenomeno non solo distorce la realtà, ma contribuisce a mantenere il controllo informativo nelle aree occupate, rendendo difficile per la popolazione avere accesso a notizie veritiere e obiettive.