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Sudan: un conflitto devastante che non accenna a fermarsi

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Il conflitto in Sudan si aggrava, con denunce di gravi violazioni dei diritti umani e un'emergenza umanitaria senza precedenti.

La CRISI in Sudan è stata definita dall’ONU come ‘un’emergenza grave per i diritti umani e la protezione dei civili’. Un quadro allarmante, non credi? La Missione di Verifica Internazionale dell’ONU ha lanciato un grido d’allerta, avvertendo che entrambe le fazioni coinvolte nella guerra civile del paese stanno intensificando l’uso di armamenti pesanti in aree densamente popolate, approfittando di una situazione umanitaria già drammatica.

Ormai, la vita dei civili è devastata e la situazione continua a evolversi in modo preoccupante.

La situazione attuale e le dichiarazioni ufficiali

“Facciamo chiarezza: il conflitto in Sudan è lungi dall’essere risolto,” ha affermato con fermezza Mohamed Chande Othman, presidente della Missione di Verifica, durante la sua presentazione al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra. “La scala della sofferenza umana continua ad aumentare. La frammentazione della governance, la militarizzazione della società e l’intervento di attori stranieri stanno alimentando una crisi sempre più mortale.”

Il conflitto, scoppiato nell’aprile 2023, ha già causato la morte di decine di migliaia di civili e ha costretto oltre 13 milioni di persone a lasciare le proprie case. Le Nazioni Unite non hanno esitato a definire il Sudan come il paese con la ‘peggiore crisi umanitaria’ a livello globale. Ma come si può convivere con un tale orrore?

Le violazioni e l’uso delle armi

La missione ha documentato un aumento allarmante nell’uso di armamenti pesanti nelle aree densamente popolate. Ad esempio, nel maggio scorso, un attacco aereo condotto da droni RSF ha colpito un ospedale internazionale a Obeid, uccidendo sei civili inermi. Solo pochi giorni fa, un bombardamento dell’esercito sudanese a Al Koma ha fatto registrare almeno 15 vittime tra i civili. È inaccettabile, non trovi?

In aggiunta, l’aiuto umanitario è stato strumentalizzato dalle forze armate sudanesi, che impongono restrizioni burocratiche, mentre le RSF hanno saccheggiato i convogli e bloccato l’assistenza. Un ulteriore aspetto inquietante è l’aumento della violenza sessuale e di genere, con episodi di stupro di gruppo, sequestri e schiavitù sessuale, principalmente nei campi di sfollati controllati dalle RSF. Come possiamo restare a guardare?

Le radici del conflitto e le prospettive future

Quello che era iniziato come una crisi politica e di sicurezza si è trasformato in “un’emergenza grave per i diritti umani e la protezione,” ha affermato Mona Rishmawi, membro della Missione di Verifica. È inaccettabile che questa guerra devastante entri nel suo terzo anno senza segni di risoluzione. Ma come si è arrivati a questo punto?

Il Sudan ha vissuto un crescente clima di instabilità sin dalla rimozione del lungo presidente Omar al-Bashir nel 2019, dopo mesi di proteste contro il governo. Nell’ottobre 2021, un colpo di stato militare ha rovesciato il governo civile del Primo Ministro Abdalla Hamdok, costringendolo alle dimissioni all’inizio del 2022. Da questo momento, il potere è stato condiviso tra il capo dell’esercito sudanese, Abdel Fattah al-Burhan, e il rivale Mohamed Hamdan Dagalo delle RSF, ma da aprile 2023 sono iniziati a combattere per il controllo dello stato e delle sue risorse.

Recentemente, l’esercito sudanese ha accusato le forze del comandante militare libico orientale, Khalifa Haftar, di attaccare posti di confine, segnando la prima volta che il Sudan accusa il suo vicino nord-occidentale di coinvolgimento diretto nella guerra civile. In questo contesto, l’Egitto, che ha supportato Haftar, ha storicamente dato sostegno all’esercito sudanese. Inoltre, il Ministero degli Affari Esteri sudanese ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di supportare le RSF, un’accusa che questi ultimi negano. Quale sarà il futuro per il Sudan e i suoi cittadini?