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Suicidio assistito, ok del tribunale al macchinario per ‘Libera’: ecco il funzionamento del dispositivo

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Suicidio assistito: ok del tribunale di Firenze al macchinario per ‘Libera’ e dettagli sul suo utilizzo.

Il diritto al suicidio assistito rappresenta uno dei temi più delicati del dibattito bioetico in Italia, dove la legge e la giurisprudenza cercano di definire i confini tra autodeterminazione e tutela della vita. La recente vicenda di “Libera” (nome di fantasia), donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla primaria progressiva, ha riportato l’attenzione sull’accesso a procedure di suicidio medicalmente assistito per pazienti con disabilità gravi e sofferenza irreversibile.

Dopo anni di immobilità e dolore costante, il tribunale di Firenze ha riconosciuto a “Libera” il diritto di autosomministrarsi il farmaco letale. Ecco come funziona il dispositivo.

Il Tribunale di Firenze autorizza l’accesso di “Libera” al suicidio assistito

Il Tribunale di Firenze ha accolto le richieste presentate da “Libera”, una donna toscana di 55 anni affetta da sclerosi multipla primaria progressiva, riconoscendole il diritto a ricorrere al suicidio medicalmente assistito. La decisione è giunta dopo l’udienza del 15 ottobre, durante la quale il giudice ha disposto che l’Azienda USL Toscana Nord Ovest, entro quindici giorni, fornisca alla paziente i farmaci e la strumentazione necessari per l’autosomministrazione del preparato letale.

Nonostante i precedenti pareri contrari sulla disponibilità di strumenti adatti, la Asl, in collaborazione con una ditta specializzata e l’Estar — l’Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale — è riuscita a individuare un sistema compatibile, in grado di permettere alla donna di avviare autonomamente la procedura. Come ha spiegato la donna, “da anni sono immobile in un letto e vivo una sofferenza senza tregua. Oggi spero, finalmente, di poter scegliere davvero”.

Suicidio assistito, il giudice dà l’ok al macchinario per ‘Libera’: come funziona il dispositivo

In una nota diffusa dall’Associazione Luca Coscioni, “Libera” ha sottolineato che, nonostante la paralisi, desidera essere lei stessa — con l’aiuto della tecnologia — ad azionare il dispositivo che metterà fine al dolore.

L’azienda sanitaria dovrà infatti verificare la piena funzionalità del dispositivo, basato su una pompa infusionale che potrà essere attivata attraverso un sensore di comando, un puntatore oculare o altre modalità tecnologiche adeguate.

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha commentato che la decisione non rappresenta soltanto una conquista personale per “Libera”, ma anche un importante precedente giuridico per tutti coloro che vivono condizioni di grave disabilità, spiegando che “una persona non potrà più essere discriminata nell’accesso all’aiuto alla morte volontaria in ragione della sua disabilità grave”. Cappato ha inoltre auspicato che il Parlamento prenda atto di questo significativo passo avanti in tema di diritti civili e libertà individuali.