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Cosa c’è dietro le dimissioni del sindaco Bitetti? L’ex ILVA torna protagonista

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Taranto resta senza sindaco: Bitetti annuncia le dimissioni dopo il confronto acceso sul futuro dell’ex ILVA e le decisioni cruciali per il futuro.

Le dimissioni del sindaco Bitetti hanno scosso il panorama politico tarantino, lasciando la città senza guida in un momento delicatissimo. Al centro della vicenda, ancora una volta, l’ex ILVA — simbolo di promesse mancate, conflitti irrisolti e pressioni trasversali. Ma cosa c’entra davvero l’ex acciaieria con le dimissioni del primo cittadino?

Un confronto teso sul futuro dell’ex ILVA porta alle dimissioni del sindaco Bitetti

Le dimissioni del sindaco di Taranto, Piero Bitetti, sono arrivate in modo inaspettato al termine di un incontro pubblico da lui stesso convocato per discutere dell’accordo di programma sull’ex ILVA. L’iniziativa, pensata in vista del consiglio comunale previsto per mercoledì e di un importante vertice con il governo il giorno successivo, si è trasformata in una contestazione accesa da parte di comitati civici e gruppi ambientalisti.

Al centro delle critiche, l’impianto siderurgico ancora alimentato a carbone, il più grande d’Europa nel suo genere, e le soluzioni proposte dalle istituzioni per la sua decarbonizzazione. I comitati denunciano la mancanza di reali garanzie per la salute dei cittadini e contestano l’eccessivo peso dato alla continuità produttiva a scapito della tutela ambientale. Il consiglio comunale, che avrebbe dovuto approvare la bozza dell’accordo prima della firma ministeriale, rischia ora di slittare, insieme al vertice di Roma, salvo un possibile ripensamento del primo cittadino.

Cosa c’è dietro le dimissioni del sindaco Bitetti? L’ex ILVA torna protagonista

L’accordo di programma è un tassello cruciale non solo per la riconversione ecologica dell’acciaieria, ma anche per la sua futura vendita, dopo oltre un anno di amministrazione straordinaria seguita al fallimento del gruppo ArcelorMittal. Oggi l’impianto produce meno di un terzo del fabbisogno minimo per garantirne la sostenibilità economica. Due gli scenari delineati da un comitato tecnico del ministero: il primo, più ambizioso, prevede l’adozione di forni elettrici, impianti Direct Reduced Iron alimentati a gas e sistemi di cattura della CO₂, ma richiederebbe una disponibilità di gas non compatibile con le attuali infrastrutture. Il secondo, meno complesso, rinuncia ai Direct Reduced Iron, ma comporterebbe tagli occupazionali e una maggiore dipendenza da fornitori esterni.

Il Comune di Taranto avrebbe proposto una terza via, più graduale, che non richiederebbe né rigassificatori né modifiche immediate ai gasdotti. Tuttavia, le proposte sono state respinte dai comitati, che chiedono la chiusura definitiva degli altiforni, bonifiche ambientali e una riconversione basata sull’idrogeno verde, ritenuto l’unica strada davvero sostenibile.