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Il vertice di Ginevra dedicato alla redazione di un trattato globale contro l’inquinamento da plastica si è concluso il 15 agosto senza alcun accordo. Dopo dieci giorni di intensi negoziati, oltre 1.400 delegati provenienti da 183 Paesi si sono trovati di fronte a un muro di incomprensioni e divergenze. Nonostante le proposte avanzate, il risultato è stato deludente.
Ma come mai un tema così cruciale come l’inquinamento da plastica non ha trovato una soluzione? Le associazioni ambientaliste hanno subito alzato la voce, criticando i testi presentati e giudicandoli inadeguati per affrontare una crisi di tale portata.
Dettagli del vertice e delle proposte
Durante il vertice, sono emersi due testi distinti, entrambi considerati da Greenpeace e altre organizzazioni come poco ambiziosi. Il primo testo, purtroppo, non prevedeva limiti chiari sul ciclo di vita della plastica. È interessante notare come rappresentanti di Paesi sostenuti dalle industrie di combustibili fossili, come l’Arabia Saudita, si siano opposti a qualsiasi restrizione significativa. E il secondo testo? Ancora meno incisivo, ha addirittura eliminato i riferimenti ai vincoli di produzione e ha ignorato completamente il problema delle sostanze chimiche tossiche utilizzate nella plastica.
Graham Forbes, capo della delegazione di Greenpeace, non ha esitato a lanciare un allerta: “L’incapacità di raggiungere un accordo a Ginevra deve essere un campanello d’allarme per il mondo”. Secondo Forbes, un accordo che ignori il ciclo di vita della plastica e i danni che essa provoca non può rappresentare una soluzione valida. Gli ambientalisti sottolineano l’urgenza di un approccio che consideri anche le esigenze delle comunità indigene, le più colpite dalla crisi plastica. Ma ci si chiede: come possiamo ignorare i più vulnerabili in questo contesto?
Il contesto del negoziato e le sfide future
Il vertice di Ginevra si inserisce in un processo iniziato lo scorso novembre a Busan, Corea del Sud, durante la quinta sessione del Comitato Intergovernativo per i Negoziati (INC-5). Il trattato atteso, richiesto dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente con la risoluzione 14/5 del 2022, ha l’ambizione di essere giuridicamente vincolante, con termine per i negoziati fissato per la fine del 2024. Tuttavia, la prima parte della sessione si è chiusa senza alcun accordo, lasciando le prospettive future in forte dubbio.
Oltre 900 scienziati indipendenti hanno firmato una dichiarazione chiedendo un trattato globale sulla plastica che sia completo e ambizioso, fondato su dati scientifici solidi. La loro richiesta mira a porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. Ma, come già accennato, la resistenza di Paesi con grandi industrie di combustibili fossili, come Arabia Saudita, Russia e Iran, rappresenta un ostacolo significativo in questo processo. Quali saranno le prossime mosse per superare queste barriere?
Conclusioni e prospettive
La mancanza di un accordo a Ginevra evidenzia la complessità delle negoziazioni internazionali riguardanti l’inquinamento da plastica. Le pressioni delle lobby industriali e la difesa degli interessi nazionali possono compromettere gli sforzi per un intervento efficace. Le prossime sessioni di negoziato dovranno affrontare queste sfide con determinazione, se vogliono davvero raggiungere un compromesso che possa portare a un cambiamento significativo nella lotta contro l’inquinamento plastico. Non possiamo permetterci di restare in silenzio: il futuro del nostro pianeta è in gioco.