La Striscia di Gaza resta un territorio segnato da tensioni e violenze nonostante i tentativi di cessate il fuoco. Le violazioni ricorrenti, le vittime civili e la questione degli ostaggi continuano a complicare la situazione. Hamas, pur mantenendo temporaneamente il controllo della sicurezza, non si impegna al disarmo, rendendo ancora più fragile l’equilibrio tra le parti.
In questo contesto, il ritorno dei corpi degli ostaggi e la mancanza di progressi concreti sul disarmo evidenziano le difficoltà di costruire una pace duratura.
Violazioni del cessate il fuoco a Gaza e il ritorno dei corpi degli ostaggi
Le autorità palestinesi nella Striscia di Gaza denunciano che Israele ha infranto il cessate il fuoco 47 volte dall’annuncio dell’accordo, provocando la morte di 38 persone e il ferimento di altre 143. Secondo la dichiarazione ufficiale, le operazioni israeliane hanno continuato a colpire la popolazione civile e le infrastrutture, aggravando la già fragile situazione umanitaria.
Intanto, Israele ha restituito i corpi di 15 palestinesi, portando il totale a 135, in base all’accordo di cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti, mentre Hamas ha restituito recentemente un altro ostaggio israeliano. L’ufficio del Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha confermato il rimpatrio del corpo di Eliyahu Margalit, 75 anni, uno degli ostaggi israeliani uccisi e portati a Gaza. L’IDF ha precisato che, secondo le informazioni di intelligence, Margalit fu assassinato il 7 ottobre 2023 e il suo corpo trasportato a Gaza dal kibbutz Nir Oz. Netanyahu ha sottolineato che Israele continuerà a impegnarsi per riportare tutti gli ostaggi deceduti nelle loro famiglie, senza compromessi.
Tregua fragile a Gaza: Hamas dice no al disarmo, la replica di Netanyahu
Hamas ha dichiarato di voler conservare temporaneamente il controllo della sicurezza a Gaza e di non poter per ora disarmarsi, secondo quanto riportato dal dirigente Mohammed Nazzal in un’intervista a Reuters. Questa posizione, secondo l’agenzia, riflette le difficoltà che Stati Uniti e comunità internazionale incontrano nel consolidare la fine del conflitto e nel garantire un cessate il fuoco duraturo.
Il Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha risposto alle dichiarazioni di Hamas:
“Hamas dovrebbe rilasciare tutti gli ostaggi nella fase 1. Non l’ha fatto. Hamas sa dove si trovano i corpi dei nostri ostaggi. Hamas deve essere disarmato in base a questo accordo. Senza se e senza ma. Non l’ha fatto. Hamas deve aderire al piano in 20 punti. Il tempo stringe“.
In questo contesto, il ritorno dei corpi degli ostaggi e la mancanza di progressi concreti sul disarmo evidenziano le difficoltà di costruire una pace duratura e la necessità di interventi internazionali per creare condizioni di fiducia reciproca. Parallelamente, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha sottolineato l’importanza di creare condizioni di fiducia e una nuova narrativa per i palestinesi prima di poter parlare di pace in modo credibile.