La risposta è contenuta in un acronimo – TUNC – che non suona come un semplice progetto aziendale ma come un manifesto etico vero e proprio per ridisegnare il futuro dell’impresa da qui in avanti (del resto, tunc, in latino significa “poi”. A lanciarlo è RCR Cristalleria Italiana, una realtà industriale con radici profonde nella tradizione vetraria di Colle di Val d’Elsa (Siena) e un fatturato di 50 milioni di euro.
Con TUNC, l’azienda si racconta e si trasforma, scegliendo di mettere al centro i valori umani delle persone, la sostenibilità ambientale, sociale e culturale. E non lo fa con grandi proclami bensì con scelte concrete, misurabili e coraggiose. È lo stesso Ceo Roberto Pierucci a spiegare, lettera per lettera, il progetto TUNC e le quattro parole-chiave che l’azienda ha introdotto. Con TUNC, insomma, questo impegno si evolve in una vera e propria visione rigenerativa. Non si tratta cioè solo di produrre meglio, ma di ripensare il significato stesso dell’industria: da motore estrattivo a motore culturale e sociale.
Tempo, da investire in sicurezza e formazione
«Il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo – afferma Pierucci – e gli va dato il valore e la dignità che merita. Importante, quindi, che una porzione di tempo sia dedicata alla formazione e informazione sulla sicurezza nel posto di lavoro e sull’aggiornamento. Per la formazione è stata creata un’accademia nell’orario di lavoro, cominciando dalla qualità». Tempo come concetto inteso nel senso di rallentare per durare, invitandoci tutti a uscire dalla logica del consumo rapido. I prodotti RCR sono pensati per accompagnare la vita quotidiana con bellezza e resistenza, promuovendo un’economia del riuso e della qualità. Nel tempo, per l’appunto.
Umanità: le persone vogliono raccontarsi
«La seconda lettera del concetto TUNC introduce la parola umanità, perché un’azienda è fatta soprattutto di persone, che hanno un nome e un cognome, una qualifica, un profilo professionale ma soprattutto una storia di vita. E le persone amano raccontarsi. Per questo all’interno dell’azienda è stato avviato un progetto ascolto, per esempio “la colazione con il Ceo” per stabilire un momento rituale di ascolto e di confronto che può essere fruttuoso per tutto il contesto aziendale. Sempre in un’ottica di conciliazione vita-lavoro c’è anche lo smarkworking. Del resto l’impresa è una comunità che investe nelle persone anche con il benessere organizzativo e un welfar aziendale. Ogni scelta interna a RCR è ispirata all’idea che l’essere umano viene prima del profitto.
Natura è autentica applicazione del concetto di sostenibilità
RCR è conosciuta in tutto il mondo per la produzione di cristallo ecologico, un materiale innovativo e interamente riciclabile, privo di piombo e frutto di un ciclo produttivo virtuoso che riduce al minimo l’impatto sull’ambiente. «Sul fronte ambientale e quindi l’impatto con la natura – aggiunge Pierucci – la RCR si avvale di processi di fusione del vetro al 100% elettrici, con forni alimentati da energia pulita. Sui tetti dello stabilimento è presente infatti una distesa di pannelli fotovoltaici. Inoltre le emissioni, rispetto al 2008, sono state ridotte del 25%. Natura: oltre l’impatto zero. RCR lavora dunque per un ciclo produttivo sostenibile e circolare, minimizzando gli scarti e valorizzando ogni risorsa. L’attenzione all’ambiente si traduce anche in relazioni con il territorio toscano e gli ecosistemi locali.
Cambiamento: il riciclo infinito, per un futuro circolare
«Il vetro – spiega sempre il CEO – è come un amico sincero: trasparente, versatile, permanente. Il vetro non mente mai, si adatta a ogni situazione e resta sempre fedele a sé stesso. La parte migliore? Il vetro è immortale. Si ricicla al 100%. Da liquido assume lo stato solido e può essere riutilizzato all’infinito. Esiste da 4.000 anni e continuerà a esistere, rappresentando la più solida relazione di sostenibilità con il nostro pianeta. Pertanto, l’ultima lettera dell’acronimo TUNC è anche un invito a non rimanere fermi, a cambiare, a rimettere in discussione i modelli industriali finora adottati e proporre un nuovo patto tra impresa e società, basato su trasparenza, consapevolezza e corresponsabilità».
Un modello ispirativo
«TUNC – conclude il Ceo di RCR – nasce da una domanda semplice ma profonda: come può un’azienda contribuire a un mondo migliore? La risposta, per noi, è iniziata qui, nel cuore della Toscana e vicino al fiume Elsa, dove tradizione e cambiamento si incontrano. Elevandoci da esempio di come anche l’industria può fare la sua parte, trasformando ogni gesto produttivo in un atto etico».