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Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte indagate: bufera sulle chat private delle influencer

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Il gruppo “Fascistella”: la chat di Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene al centro delle indagini per insulti e accuse di stalking.

La notizia che ha scosso il mondo dei social e dell’attivismo riguarda Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte, entrambe indagate insieme a Benedetta Sabene per stalking e diffamazione. Le tre influencer, note per il loro impegno sui temi del femminismo e dei diritti civili, si trovano ora al centro di un’indagine legata a conversazioni private che avrebbero avuto luogo in un gruppo WhatsApp denominato “Fascistella”.

Chat private e accuse di stalking: il caso delle attiviste sui social

Il mondo dei social e delle battaglie femministe è stato scosso da un’indagine a Monza che ha coinvolto le influencer e attiviste Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene. Le tre sono indagate per stalking a Monza nei confronti di due persone.

Come riportato dall’Ansa e dal Fatto Quotidiano, al centro della vicenda c’è una chat privata chiamata “Fascistella”, in cui, secondo Selvaggia Lucarelli, le tre avrebbero scambiato commenti violenti e insulti su numerose personalità pubbliche e istituzionali. Tra i messaggi riportati, si leggono frasi come “Quella vecchia nazi della Segre“, “Odio tutti gli ebrei“, e insulti diretti al Presidente della Repubblica: “Quel vecchio di merda di Mattarella“.

Le conversazioni contengono anche riferimenti a episodi di violenza reale, come il richiamo al giovane americano che uccise il CEO di United Healthcare, e a una strategia di radicalizzazione: “Dobbiamo radicalizzare, attaccare, accusare. La cancel culture è l’arma più potente che il femminismo abbia avuto negli ultimi 10 anni”.

La pubblicazione di queste chat ha scatenato reazioni immediate: Vagnoli ha criticato la diffusione dei contenuti, sostenendo che le chat non sono state inserite negli atti utili all’indagine perché ritenute ininfluenti e denunciando una violazione della privacy e dei diritti delle persone coinvolte.

Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli indagate per stalking e diffamazione: Selvaggia Lucarelli pubblica le chat d’odio delle femministe

Le attiviste hanno respinto le accuse, sottolineando come le conversazioni fossero opinioni private tra amici. Vagnoli ha scritto:

Piuttosto sconcertata dalla inutilità di quel pezzo su Il Fatto a firma Lucarelli. Tutte le persone che mi stanno sulle balle lo sanno molto bene da tempo. Che gossip!”.

Il caso ha acceso un dibattito sulla coerenza tra immagine pubblica e comportamento privato delle attiviste. Cecilia Sala, anch’essa citata nelle chat, ha reagito evidenziando l’ipocrisia dei messaggi:

Ci siamo fatti spiegare i diritti umani da quelli che godono quando l’Iran rapisce una giornalista. E augurano la morte al Presidente della Repubblica italiana perché cita la giornalista nel discorso di Capodanno. Ci siamo fatti spiegare le molestie dagli indagati per stalking. Il bodyshaming da quelli che non fanno altro. Il femminismo da quelli che descrivono le donne che lavorano come “scendi-cazzi”. E il razzismo da quelli che “odio tutti gli ebrei”.

La vicenda mostra come la dimensione digitale, i giudizi personali e la visibilità pubblica possano entrare in collisione, creando un terreno complesso tra diritto alla privacy, responsabilità legale e percezione mediatica. Vagnoli conclude con una dura frecciata alla Lucarelli:

“Siamo in un Paese in cui i ricchi con una piattaforma e nessun tesserino ci possono fare quello che vogliono.

 

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