Un giudizio negativo arrivato, quello della Corte dei Conti in merito al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, dopo la richiesta a Palazzo Chigi e al ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e a quello di Ambiente e Tesoro oltre che alla Società Stretto di Messina di una serie di chiarimenti. E senza che siano pervenute risposte
sufficienti.
A distanza di alcuni giorni dalla notizia del ‘no’ sono state rese note anche le motivazioni della decisione. Ecco dunque perché la Corte dei Conti non ha approvato il progetto voluto e spinto dal ministro Salvini.
Ponte sullo Stretto, perché la Corte dei Conti ha detto no: ci sono le motivazioni
Le motivazioni del no al visto di legittimità ed alla registrazione della delibera del Cipess sul via libera all’avvio dei lavori per la costruzione del ponte sullo stretto sono state depositate. Il Mit ha reagito immediatamente dichiarando di prendere atto delle motivazioni e, in una nota, specifica che “continua l’iter per la realizzazione del collegamento tra Calabria e Sicilia, anche alla luce della positiva collaborazione con la Commissione europea”. Il ministero aggiunge inoltre che “tecnici e giuristi sono già al lavoro per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un Ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità”.
Ma quali sono le ragioni del no? Anzitutto la violazione di due direttive UE, una delle quali riguardante la conservazione di habitat naturali ed inoltre vi è la mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti sul piano tariffario.
Le motivazioni sono racchiuse in un documento di 33 pagine e sono state depositate dalla Sezione centrale di controllo di legittimità: le contestazioni riguardano il superamento della valutazione ambientale negativa attraverso la procedura “Iropi”. E ancora i contratti con il general contractor Eurolink, con violazione dell’articolo 72 della direttiva Appalti in merito alla loro riattivazione, senza rifare la gara, con modifica delle condizioni economiche e aggiornamento dei corrispettivi. La contestazione della Corte va ad includere anche la qualificazione dei “motivi imperativi di interesse pubblico”.
Le motivazioni presentate dal Governo in merito alla deroga (integrazione territoriale tra Sicilia e Calabvria e aumento dell’accessibilità) non consentono, per l’Unione Europea, di prescindere dal parere della Commissione: è possibile procedere soltanto in caso di motivazioni riguardanti la sicurezza, la salute pubblica o in merito ad impatti ambientali di primaria importanza.