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A Gaza spari in centro umanitario: "Mio figlio ucciso per la farina"

Khan Younis, 4 lug. (askanews) – “Mio figlio è andato a prendere la farina e gli hanno detto ‘ecco gli aiuti, venite qui’ e quando sono andati gli hanno sparato.”. A parlare è Nidaa Al-Farra, che ha perso suo figlio Eyad, 19 anni, nelle sparatorie in un centro di distribuzione di aiuti nella zona di Tahlia, a est di Khan Younis.

Parla dal centro medico Nasser, dove continuano ad arrivare corpi. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani almeno 613 palestinesi sono stati uccisi vicino a punti di distribuzione di cibo gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, misteriosa organizzazione creata da Isreale e Stati Uniti che da fine maggio opera invece della distribuzione gestita dall’Onu.

È l’ennesimo episodio di violenza durante la consegna di cibo, Israele ha sempre negato la responsabilità addossando in alcuni casi la colpa ad Hamas. La situazione è peggiorata col nuovo sistema di distribuzione degli aiuti al centro di forti critiche fin dall’inizio, perché non è capillare e costringe i palestinesi a lunghi viaggi anche in zone di combattimento per raggiungere i pochi punti attivi.

Ora nuove accuse arrivano da fonti dirette sentite dalla Bbc: un ex addetto alla sicurezza in questi siti ha dichiarato di aver visto più volte dei suoi colleghi contractor “aprire il fuoco su palestinesi affamati che non rappresentavano una minaccia, anche con le mitragliatrici”. La società appaltatrice ha definito le accuse “categoricamente false”.