Rho (MI), 7 mag. (askanews) – Rendere conto dei propri risultati di sostenibilità per le imprese dell’agroalimentare non è più solo un modo di soddisfare le aspettative dei consumatori, ma sempre di più anche una necessità per rispondere alle richieste di banche e istituzioni diventando, un fattore fondamentale di competitività. Lo dicono i bilanci delle principali aziende quotate del settore che hanno fatto i conti nell’ultimo anno con l’entrata in vigore della direttiva europea Csrd.
Una novità che le obbliga a rendere visibile il proprio impegno verso un sistema alimentare equo, sano e sostenibile.
“Da una survey che abbiamo condotto su 36 imprese quotate – ha detto l’amministratore delegato di Deloitte & Touche Spa, Valeria Brambilla – che rappresentano oltre 700 miliardi di capitalizzazione, quindi un campione rappresentativo, è emerso che questa applicazione della Csrd ha portato nelle imprese tre aspetti. Uno è la centralità del chief financial officer, colui che raccoglie dati, li elabora e analizza, non solo dal punto di vista economico finanziario, ma ora anche con riferimento ai temi Esg”.
Un altro cambiamento indotta dall’introduzione della direttiva europea, emerso durante un convegno organizzato da Esgnews nell’ambito della fiera Tuttofood, è una sinergia tra i dipartimenti economico-finanziari e quelli delle operazioni aziendali.
“Le sfide -ha aggiunto – sono rafforzamento di tutti i sistemi di controllo anche informatico, e quindi adeguare tutti i sistemi informatici ai nuovi requisiti, creare competenze trasversali, nuove, che possano conciliare sia le materie economico-finanziarie con quelle non economico-finanziarie, e che egevolino sempre più la collaborazione, la raccolta e l’analisi dei dati, tra diversi dipartimenti, ma sopratutto è un’occasione per tutte le imprese per rivedere, rianalizzare o confermare il proprio purpose”.
Un’evoluzione richiesta soprattutto al settore agroalimentare che si conferma particolarmente esposto ai cambiamenti climatici e all’impatto socio-economico che ne deriva per la filiera.
“Il comportamento del Pianeta, i mutamenti climatici, incidono in modo rilevante sul volume delle derrate alimentari disponibili – ha osservato Brambilla – e sul relativo prezzo. Più questi fenomeni diventano estesi o estremi più il rischio che questo elemento acquisisce all’interno dell’impresa diventa alto”.
Per questo, al pari del cambiamento sociale, secondo Deloitte deve essere anzitutto conosciuto, misurato e affrontato, come tutti gli altri rischi elevati, indipenentemente da qualsiasi requisito normativo nazionale o internazionale.