Milano, 16 lug. (askanews) – Una mostra diffusa a Milano sul lavoro di Remo Salvadori, artista che ha sempre cercato, pur usando anche misure monumentali, di cogliere le energie sottili e di trasformare l’esperienza in sentimento prima che in oggetti. A Palazzo Reale, ma anche al Museo del Novecento e nella di San Gottardo in Corte, le opere di Salvadori accompagneranno l’estate della città.
“La mostra abita il luogo – ha detto Salvadori ad askanews – e questa è un’esperienza anche per me, una bella esperienza, e in più posso condividere questa esperienza con gli altri e questo è grandioso perché non faccio il lavoro per me”.
Curata da Elena Tettamanti e da Antonella Soldaini, la mostra di palazzo Reale è la più vasta personale di Salvadori e si pone in dialogo in primo luogo con la musica, ma fondamentalmente stimola la relazione tra il visitatore, le opere e l’altro, ciò che sta fuori di noi.
“Sono felice di condividere la mia esperienza con gli altri – ha aggiunto partita classe 1947 – e far vedere che è possibile fare un tipo di lavoro che è legato a energie sottili, all’interiorità, alla bellezza, ma non come ricerca intellettuale, semplicemente come risultante. Sono stupito anch’io da questa risultante”.
Come si vede la natura relazionale dell’arte è fondamentale nel racconto che ne fa lo stesso Salvadori, anche se per molti versi i lavori restano all’interno di un’idea di opera codificata e classica, che ha dentro però qualcosa che vibra e vuole uscire fuori. “Mi sto accorgendo che quello che si manifesta – ha concluso Remo Salvadori – è un po’ come un respiro. Ecco, questo arrivare con l’opera e poter dire che l’opera è un respiro anche, Che sta dentro il respiro”.
E l’idea stessa di questa respirazione è quella che ha portato la mostra a toccare il Museo del Novecento, dove un’opera di Salvadori entra in collezione permanente, e la chiesa di San Gottardo, che ospiterà in agosto altri lavori dell’artista.