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La crisi a Gaza sta raggiungendo un punto critico, con decine di vittime registrate durante i recenti attacchi aerei israeliani. Solo venerdì, circa 60 palestinesi hanno perso la vita, un numero allarmante che si aggiunge a un bilancio già tragico. La situazione è particolarmente grave a Gaza City, dove gli attacchi si sono intensificati dall’inizio dell’operazione terrestre.
I fatti
Le fonti mediche locali hanno confermato che oltre la metà delle vittime di venerdì si trovava a Gaza City. Le aree come al-Wehda Street, il campo di Shati e il quartiere di Nassr sono state tra le più colpite. Un attacco ha devastato il quartiere residenziale di Remal, causando una tragedia inaspettata per i residenti.
La reazione dei residenti
Il corrispondente di Al Jazeera, Ibrahim al-Khalili, ha descritto la scena dopo l’attacco a Remal, dove i civili cercavano disperatamente sopravvissuti tra le macerie. Le squadre mediche lavoravano incessantemente per recuperare i corpi delle vittime. Al-Khalili ha sottolineato che molti abitanti di questa zona avevano deciso di rimanere nonostante i rischi, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria.
Le conseguenze
In un discorso tenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di “completare il lavoro” contro Hamas, mentre la comunità internazionale assiste con crescente preoccupazione. Durante il suo intervento, Netanyahu ha criticato i paesi che hanno recentemente riconosciuto la statualità palestinese, ma la sua posizione ha suscitato proteste tra i delegati presenti.
La disinformazione e la realtà sul campo
Nonostante le affermazioni di Netanyahu riguardo alla diffusione del suo discorso a Gaza tramite altoparlanti e cellulari, residenti come Randa Hanoun, una palestinese di 30 anni, hanno smentito queste informazioni, dicendo che non hanno ricevuto alcun messaggio. Questo evidenzia la disconnessione tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà vissuta dai cittadini.
La crisi umanitaria in corso
Il conflitto ha portato a una grave crisi alimentare e sanitaria. Un report ha rivelato che un ragazzo di 17 anni è morto di malnutrizione all’ospedale di Al-Aqsa Martyrs, un tragico simbolo delle condizioni disperate in cui versa Gaza. Secondo il Ministero della Salute palestinese, almeno 440 persone sono decedute a causa di complicazioni legate alla malnutrizione, inclusi 147 bambini.
Il ruolo delle organizzazioni umanitarie
Nel contesto di questa emergenza, organizzazioni come Medici Senza Frontiere (MSF) hanno annunciato la sospensione delle loro operazioni salvavita a Gaza City a causa dei pericoli incombenti da attacchi aerei e bombardamenti nelle vicinanze. Jacob Granger, coordinatore di emergenza per MSF, ha dichiarato che le loro cliniche sono circondate da forze israeliane, un fatto che rende impossibile continuare a fornire assistenza a chi ne ha bisogno.
Le stime indicano che MSF ha fornito oltre 3.640 consultazioni solo nella settimana scorsa, trattando casi di malnutrizione e ferite traumatiche. Tuttavia, la situazione continua a deteriorarsi, con centinaia di migliaia di palestinesi intrappolati a Gaza City e le strutture sanitarie locali sovraffollate e prive di risorse.
Tom Fletcher, il capo umanitario delle Nazioni Unite, ha denunciato le difficoltà nel fornire assistenza, attribuendo le responsabilità alle autorità israeliane che ostacolano i tentativi di consegna degli aiuti. Ha esortato a un impegno genuino per fermare la fame e alleviare le sofferenze di milioni di persone.