Roma, 4 set. (askanews) – L’ultima volta alla Mostra di Venezia aveva presentato “Ariaferma”, ambientato in un carcere, e proprio su quel set Leonardo Di Costanzo aveva immaginato di raccontare cosa avviene dentro una cella, di guardare da vicino il male. Lo ha fatto con “Elisa”, in concorso quest’anno, nei cinema dal 5 settembre, interpretato da Barbara Ronchi e dall’attore francese Roschdy Zem.
Elisa è una donna chiusa in sé stessa, a distanza di anni dal delitto della sorella. Lentamente prende coscienza di sé in un percorso introspettivo grazie al quale cercherà di spazzare via il senso di colpa che l’ha tenuta prigioniera fino a quel momento. “A me quello che ha interessato di questa storia è proprio la necessità di questa persona, che decide di affrontare il proprio atto, la propria vita” ha spiegato il regista.
Di Costanzo ha detto che con “Elisa” desiderava fare un film politico. “E’ un film politico perché è dinamico, nel senso che si pone un problema trasformativo, che non è solamente il quadro, una perizia. – ha detto il regista – L’idea di trasformare, no? Perché penso che se questa cosa, che è un atto individuale, noi la facciamo vivere collettivamente, cioè ci mettiamo in ascolto di quello che è il portatore della colpa, la colpa è più grave ed efferata, piuttosto che richiedere necessariamente la vendetta, che è un sentimento pure naturale, normale. Però la vendetta ci porta alla vendetta, quindi alla guerra, no?”.