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Cannabis light: chiusa inchiesta e danni irreparabili per il mercato

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L'inchiesta sulla cannabis light si conclude con un nulla di fatto, ma le aziende del settore affrontano gravi perdite e incertezze legali.

Si è conclusa senza esiti significativi la maxi-inchiesta riguardante la cannabis light, un’indagine che ha coinvolto 14 persone e numerose aziende nel settore della canapa. Il tribunale d’appello di Torino ha archiviato il caso, dichiarando l’attività delle aziende «essenzialmente lecita». Tuttavia, l’archiviazione non cancella i danni già inflitti al settore, con circa 2 tonnellate di infiorescenze sequestrate, oggi inutilizzabili e destinate al macero.

Dettagli dell’inchiesta sulla cannabis light

Avviata dalla Procura di Torino nella primavera del 2023, l’inchiesta ha portato a perquisizioni in 49 rivenditori e distributori automatici in diverse province italiane. I carabinieri del NAS hanno rintracciato fornitori e aziende agricole, culminando in un’operazione che ha portato al sequestro di oltre 1.800 chili di infiorescenze. Secondo Massimo Munno, avvocato di una delle aziende coinvolte, le infiorescenze sono state successivamente sottoposte ad analisi per verificare i livelli di THC.

Le accuse iniziali includevano produzione e traffico di sostanze stupefacenti, ma i risultati delle analisi hanno rivelato che solo una minima parte del materiale sequestrato superava i limiti legali di THC, fissati a 0,4% nel 2023. Le aziende hanno dimostrato di seguire protocolli rigorosi e di non aver manomesso i prodotti. Munno ha confermato che un solo chilo di infiorescenze era fuori norma, probabilmente a causa di una «contaminazione involontaria».

Conseguenze dell’archiviazione e impatti sul settore

Nonostante l’archiviazione del caso, le aziende del settore devono affrontare gravi conseguenze. Gli oltre 1.800 chili di cannabis light sequestrati non possono essere commercializzati a causa della scadenza dei termini di freschezza e qualità. Inoltre, il recente DL Sicurezza ha reso illegale l’intera filiera della cannabis light, vietando coltivazione, lavorazione e vendita, anche per prodotti con bassi livelli di THC.

Beppe Croce, Presidente di Federcanapa, ha dichiarato che il clima all’interno del settore è teso, con una ridotta propensione agli investimenti. Le aziende continuano a operare in un contesto di incertezza, in attesa di sviluppi legali e di eventuali pronunce della Corte Costituzionale. Le procure, secondo Munno, sembrano mantenere un atteggiamento cauto, evitando azioni contro le aziende agricole per timore di un cambiamento legislativo.

Il futuro della cannabis light in Italia

La situazione attuale per i lavoratori del settore è critica. Molte aziende si trovano a operare con il rischio costante di veder crollare le proprie attività. La questione della cannabis light in Italia rimane complessa e le prospettive future sono incerte. La necessità di un intervento legislativo chiaro è diventata urgente, per garantire che le aziende possano operare senza timore di ritorsioni legali.

In conclusione, l’archiviazione dell’inchiesta sulla cannabis light rappresenta solo un tassello di una problematica più ampia, che coinvolge legislazione, commercio e diritti delle aziende. Il destino del settore della canapa in Italia è appeso a un filo, mentre i lavoratori attendono risposte e certezze per il loro futuro.