A Roma, tra le mura della Cappella Sistina, si respira una tensione che sa di attesa e mistero. Mercoledì 7 maggio, alle 16.30, si apriranno le porte per il Conclave. Obiettivo: scegliere il 267esimo Papa. Ma mentre il tempo corre, i cardinali sembrano ancora in ascolto. Di Dio, del silenzio, degli altri.
Conclave e Cappella Sistina: si alza il sipario
Operai al lavoro, pannelli montati, impianti elettronici oscurati, stufe installate. È la Cappella Sistina che cambia volto per il Conclave. Da museo a santuario del segreto. La Santa Sede ha diffuso immagini rare: l’affresco di Michelangelo osserva dall’alto, muto, mentre sotto fervono i preparativi. Qui entreranno in 133. E da qui uscirà uno solo.
Il cardinale Pizzaballa, uno dei più citati nel toto-Papa, ha ricevuto un applauso spontaneo in Piazza San Pietro. Una scena breve, ma densa. Dentro l’Aula del Sinodo si è svolta intanto la nona congregazione generale. Un clima composto, eppure incerto. “Non siamo pronti”, ha detto senza girarci intorno Jean-Paul Vesco, porporato di Algeri e volto sportivo della Chiesa. Corre con Athletica Vaticana, ma oggi ammette che si va piano: “Lo Spirito ha già scelto. Noi dobbiamo solo capire”. Semplice, no? Sì. O forse no.
Cappella Sistina, attese e incertezze tra i cardinali
Non ci sono nomi forti. O meglio: ce ne sono 133, tutti possibili. Lo ricorda il cardinale cileno Fernando Chomalí, laconico: “Tutto è aperto. Stiamo con gli occhi aperti”. Poi tira dritto, senza aggiungere altro. I giornalisti lo rincorrono, ma il tempo non concede molto.
Alcuni cardinali salutano. Altri evitano. Ma nessuno nasconde che il peso di Papa Francesco si farà sentire. La sua impronta — pastorale, aperta, universale — resta. Vesco, alla domanda se ci sarà continuità con Bergoglio, sorride: “Spero”. Poi ringrazia i cronisti. Un gesto non scontato: “La vostra presenza dice che il Vangelo ha senso per il mondo”.
Intanto, nella Cappella Sistina, le stufe scaldano. E il silenzio si fa spazio. Sta per iniziare. Sta per finire.