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Corte Penale Internazionale contro l’Italia sul caso Almasri: "Obblighi non rispettati"

Almasri Corte Penale Internazionale

Il caso Almasri: l’Italia sotto la lente della Corte Penale Internazionale e le recenti novità.

Il caso del generale libico Almasri ha sollevato dubbi sul rispetto da parte dell’Italia degli obblighi internazionali previsti dallo Statuto di Roma. Nel gennaio 2025, nonostante il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, Almasri è stato rimpatriato in Libia senza consultare la Corte, impedendo all’istituzione di esercitare le proprie funzioni.

Ecco gli ultimi sviluppi sulla vicenda.

La Corte Penale Internazionale sul caso Almasri: procedimenti interni e rinvio della decisione

Pur constatando la violazione degli obblighi internazionali, la Camera preliminare I ha deciso a maggioranza di rinviare la decisione su un eventuale deferimento dell’Italia all’Assemblea degli Stati parte della CPI o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, considerando la “complessità” del caso.

È stato richiesto al governo di fornire entro il 31 ottobre informazioni dettagliate su eventuali procedimenti interni pertinenti e sul loro impatto sulla futura collaborazione con la Corte, inclusi quelli aperti nei confronti della premier Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario Alfredo Mantovano.

Il caso trae origine dal viaggio di Almasri in Europa iniziato il 6 gennaio, durante il quale si spostò da Tripoli a Londra, Bruxelles e Germania, fino ad arrivare in Italia. Il 18 gennaio la CPI ha emesso un mandato d’arresto per crimini di guerra e contro l’umanità, ma Almasri è stato rilasciato il 21 gennaio a seguito di un errore procedurale: la Corte non aveva trasmesso gli atti al ministro Nordio, rendendo l’arresto “irregolare”. Nello stesso giorno, l’ex generale è stato rimpatriato in Libia tramite volo di Stato, concludendo la vicenda che ha portato alla contestazione della mancata cooperazione internazionale da parte dell’Italia.

Caso Almasri, Corte Penale Internazionale chiede chiarimenti all’Italia: “Obblighi non rispettati”

La Corte Penale Internazionale ha stabilito che l’Italia non ha rispettato i propri obblighi internazionali nei confronti della richiesta di arresto e consegna del generale libico Almasri. La Camera preliminare I della CPI ha osservato che il governo italiano non ha agito con la dovuta diligenza né ha impiegato tutti i mezzi ragionevoli a sua disposizione per ottemperare alla richiesta, impedendo così alla Corte di esercitare pienamente i propri poteri.

Le giudici, tra cui la presidente Iulia Motoc, la beninese Reine Alapini-Gansou e la messicana Maria del Socorro Flores Liera, hanno sottolineato che l’Italia non ha fornito “alcuna valida ragione giuridica o ragionevole giustificazione” per il trasferimento immediato di Almasri in Libia senza consultare preventivamente la Corte. Nonostante “l’ampio tempo a disposizione” e i ripetuti tentativi della CPI di dialogare con il ministero della Giustizia italiano, il Paese non ha mai cercato di risolvere eventuali ostacoli legati al mandato d’arresto o alla presunta richiesta concorrente di estradizione dalla Libia.

Il governo aveva giustificato il rimpatrio con motivi di sicurezza e il rischio di ritorsioni, ma la Corte ha definito queste spiegazioni “molto limitate”, evidenziando che la decisione di trasportarlo “in aereo verso la Libia” rimaneva poco chiara e non adeguatamente motivata. Le giudici hanno inoltre ricordato che questioni interne di diritto nazionale non possono essere invocate per giustificare una mancata cooperazione internazionale.