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Chiara Ferragni e il processo per truffa aggravata: la sua posizione

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Chiara Ferragni espone la sua difesa in aula: tutto è stato fatto in buona fede.

Il 25 novembre, l’imprenditrice e influencer Chiara Ferragni è tornata in aula al tribunale di Milano per affrontare un’accusa di truffa aggravata legata alla campagna pubblicitaria del Pandoro Pink Christmas. Nel corso dell’udienza, ha ribadito la propria innocenza, sottolineando che ogni azione intrapresa è stata condotta in buona fede.

Il contesto del processo

La situazione giudiziaria di Chiara Ferragni è emersa a causa di due operazioni commerciali specifiche: il Pandoro Pink Christmas e le Uova di Pasqua destinate a sostenere l’associazione ‘Bambini delle Fate’. Secondo l’accusa, queste iniziative sarebbero state presentate come benefiche, mentre in realtà avrebbero generato un guadagno ingiusto per l’influencer e i suoi collaboratori, stimato in oltre 2 milioni di euro.

Le accuse specifiche

I pubblici ministeri, rappresentati dal pm Christian Barilli e dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, sostengono che la campagna pubblicitaria avrebbe indotto in errore un numero significativo di consumatori, convincenti che l’acquisto di questi prodotti avrebbe contribuito a una raccolta fondi per l’ospedale Regina Margherita di Torino. Tuttavia, come riportato, i profitti della campagna non sarebbero stati legati alle vendite, ma piuttosto a un accordo preesistente con l’azienda Balocco, che aveva già donato 50.000 euro per scopi benefici.

Le dichiarazioni di Chiara Ferragni

Nelle sue dichiarazioni spontanee, Ferragni ha affermato: “Balocco mi ha contattata per un compenso fisso, indipendentemente dalle vendite. Pertanto, non ho potuto lucrare dalla situazione”. Ha insistito sul fatto che le sue azioni sono sempre state motivate dalla volontà di fare del bene e che nessuno dei soggetti coinvolti ha cercato di trarre profitto personale.

La strategia di difesa

La difesa di Ferragni, che sarà presentata nella prossima udienza, intende dimostrare l’assenza di dolo nella condotta della sua assistita. Gli avvocati sosterranno che tutte le procedure amministrative sono state regolarmente chiuse e che, a seguito dell’inchiesta, l’influencer ha effettuato donazioni per un totale di 3,4 milioni di euro a sostegno di cause benefiche.

Le conseguenze legali e sociali

Il processo ha suscitato un ampio dibattito pubblico, attirando l’attenzione non solo dei media, ma anche di associazioni di consumatori. L’associazione Codacons, inizialmente parte lesa, ha ritirato la denuncia dopo un accordo con Ferragni, ma altre organizzazioni hanno deciso di costituirsi parte civile, sollevando ulteriori questioni sulla trasparenza delle campagne pubblicitarie svolte da influencer famosi.

Tra le associazioni coinvolte si trovano la Casa del Consumatore e l’associazione Adicu, che hanno avanzato richieste di risarcimento. Un caso particolare riguarda una pensionata di Avellino, che ha ricevuto un risarcimento di 500 euro in via extragiudiziale, prima di ritirare la sua richiesta.

Il prossimo appuntamento in tribunale è fissato per il 19 dicembre, quando saranno presentate le arringhe difensive. La sentenza finale è attesa per gennaio, ma già si delineano le possibili implicazioni legali e reputazionali per Ferragni e i suoi collaboratori.