Milano, 22 lug, (askanews) – Un reportage da Gaza per raccontare la tragedia di un popolo. Chris Hedges, giornalista statunitense premio Pulitzer, ha pubblicato in Italia il libro “Un genocidio annunciato”, edito da Fazi. Un libro duro, drammatico e gli abbiamo chiesto perché si può parlare di genocidio oggi a Gaza. “Studiosi di diritto come Francesca Albanese – ha detto Hedges ad askanews – hanno dimostrato accuratamente come si definisce un genocidio e io credo che quello che sta facendo Israele a Gaza corrisponda a tutte le caratteristiche di un genocidio.
Tra gli aspetti che caratterizzano un genocidio c’è la completa cancellazione, non solo delle vite delle persone, ma della loro cultura, della loro storia, del luogo dove vivono: ai palestinesi è stata data una sola scelta: andarsene o morire.
Il libro denuncia, oltre al sionismo come ideologia di conquista, anche le responsabilità dell’Occidente. “Noi – ha aggiunto il Pulitzer – siamo i responsabili numero uno, e parlo come americano, stiamo sostenendo il genocidio con il denaro, miliardi di dollari in aiuti e in armi a Israele, perché le loro scorte erano finite da molto tempo. E ovviamente stiamo intervenendo all’Onu e nelle altre sedi internazionali per nascondere il genocidio di Israele. Per questo siamo completamente complici di questo genocidio e accanto a questo c’è anche una dura repressione di chi lo denuncia nelle università, nei media o in qualunque sede”.
Il reportage di Hedges può essere anche considerato un appello all’azione e alla solidarietà. Ma, in quella che è stata definita “la guerra che non si può vincere”, quali possono essere le vie di uscita e speranza? “Si tratta di restaurare le regole del diritto – ha concluso Hedges – e noi o torniamo a rispettarle oppure ci troveremo a vivere in un universo hobbesiano nel quale il più forte divora il più debole. Di questo si tratta a Gaza”.
E si tratta anche del resto del mondo, dei nostri diritti e delle nostre libertà sempre più messe in discussione a tutte le latitudini.