Chi controlla davvero il nostro mondo? Un ex ingegnere della NASA sostiene che miliardi di minuscoli dispositivi alieni, impossibili da rilevare con strumenti convenzionali, siano nascosti ovunque sul pianeta. Una teoria inquietante che apre interrogativi su sorveglianza, tecnologia e contatti extraterrestri.
La confessione dell’ex ingegnere della NASA: una rete aliena nascosta tra noi
Secondo l’ex ingegnere aerospaziale Richard Banduric, il nostro pianeta sarebbe attraversato da un sistema occulto di sorveglianza composto da miliardi di microdispositivi metallici di origine extraterrestre. Si tratterebbe, a suo dire, di una tecnologia avanzatissima e ancora incomprensibile per la scienza terrestre, progettata con l’intento di osservare e, forse, influenzare il comportamento umano. Banduric, che in passato ha lavorato per enti di spicco come la NASA, Lockheed Martin e il Dipartimento della Difesa statunitense, ha parlato apertamente di queste scoperte nel podcast “Ecosystemic Futures”.
“Il tipo di cose che ho esaminato erano piccole come una scheggia di metallo che si riconfigurava a seconda di dove si trovava. Si occultava e cercava di mimetizzarsi con l’ambiente”.
Non si tratterebbe di frammenti di UFO precipitati, bensì di una rete tecnologica diffusa e operativa a livello globale, con funzioni ancora oscure ma potenzialmente pericolose.
La confessione dell’ex ingegnere della NASA: velivoli invisibili e tecnologia oltre ogni immaginazione
Oltre ai nanodispositivi, Banduric ha riferito dell’esistenza di enormi velivoli a forma di triangolo, dotati di un sistema di occultamento capace di deviare la luce e rendersi praticamente invisibili. Questi oggetti, osservati da diversi testimoni e descritti anche da altri insider, non apparterrebbero a nessuna forza terrestre conosciuta.
Alcuni di questi casi sarebbero stati documentati in rapporti militari riservati, come confermato da Matthew Brown, ex analista della sicurezza nazionale, che ha parlato di un UFO triangolare apparso e scomparso sopra navi russe nel Pacifico. Secondo Banduric, le autorità americane, insieme a soggetti privati, starebbero tentando da decenni di comprendere e replicare questa tecnologia aliena, ma senza successo.
I materiali studiati, infatti, si autodistruggerebbero in pochi minuti, rendendo impossibile una vera analisi. Tuttavia, le indagini isotopiche su quei residui avrebbero rivelato una composizione non terrestre. Nonostante l’assenza di prove tangibili, le affermazioni dell’ex ingegnere alimentano il crescente dibattito sulla natura e gli scopi di una presenza aliena che potrebbe essere più vicina — e più silenziosa — di quanto immaginiamo.