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Un’iniziativa nobile e speciale per aiutare i minori in difficoltà.
Un aiuto concreto per portare un’alternativa laddove sembra non esserci. Un contributo essenziale per portare gioia e futuro là dove tutto può apparire cupo e difficile. Un gesto importante per infondere nuova speranza e offrire opportunità e prospettive di vita diverse ai più giovani. Dopo mesi di lavoro intenso, Still I Rise apre le porte di Pamoja, la scuola di emergenza e riabilitazione in Repubblica Democratica del Congo.
L’obiettivo è sottrarre bambini e adolescenti dal lavoro nelle miniere di cobalto.
I giovani alunni vengono indirizzati in un percorso di riabilitazione che li porterà a recuperare gli anni di scuola persi.
Congo, la scuola di Still I Rise per aiutare i bambini sfruttati
L’istituto sorge nella zona di Mutoshi, a Kolwezi, nei pressi di uno dei distretti minerari più importanti del mondo. Pamoja in Swahili significa “insieme”, come nella tradizione delle scuole di emergenza di Still I Rise.
“Avvieremo le attività di Pamoja in uno spazio di tre classi, una sala comune, una biblioteca ancora in fase di allestimento e un angolo cucina: in questa prima fase, organizzeremo incontri di supporto psico-sociale e varie attività ricreative per creare un senso di comunità e di fiducia con gli studenti e le famiglie”.
Così ha annunciato Giovanni Volpe, Operations Manager di Still I Rise. Quindi ha fatto sapere: “Ogni giorno garantiremo la distribuzione della colazione e del pranzo. Completeremo la ristrutturazione dell’edificio a fine marzo, con la messa a punto della sala insegnanti, dell’aula per il supporto psico-sociale e della classe all’aperto”.
Entro l’estate, saranno avviate anche altre attività educative e un programma di apprendimento accelerato volto a far acquisire competenze linguistiche e matematiche in linea con gli standard educativi nazionali.
A pieno regime, Pamoja potrà accogliere fino a 120 studenti e studentesse, di età compresa tra i 9 e i 14 anni. Lo staff della scuola è interamente locale.
Come togliere i bambini dal lavoro minorile
L’intervento proposto da Still I Rise è di tipo emergenziale e riabilitativo, basandosi sul modello già messo in atto a Samos, Grecia, e nella città di Ad Dana, Nord Ovest della Siria.
L’organizzazione persegue un obiettivo prezioso e fondamentale: togliere i bambini dal lavoro minorile. Per farlo sono previste diverse strategie già sperimentate in altri contesti di operazione, le quali comprendono attività di sensibilizzazione e distribuzioni di beni di prima necessità alle famiglie (pacchi alimentari, vestiti e kit igienici), affinché i figli non siano più costretti a lavorare e possano ricevere l’educazione che meritano.
Still I Rise punta alla reintroduzione dei minori all’interno del circuito educativo statale.
Qual è la situazione in Congo
La situazione in Congo è veramente straziante e allarmante. La Repubblica Democratica del Congo vanta risorse naturali ineguagliabili, ma resta uno dei Paesi più poveri al mondo. Nel sottosuolo si trovano giacimenti di minerali preziosi e il suolo è coperto dalla seconda foresta pluviale al mondo, che fornisce legname pregiato. Da solo, il Paese produce più del 3% del rame e del 50% del cobalto venduti al mondo, oltre a diamanti, coltan, oro e petrolio.
Tuttavia, alla Repubblica rimane ben poco di tutta questa ricchezza, a causa dei grandi interessi delle aziende straniere sul territorio.
Il Paese si classifica 175esimo su 189 nazioni per indice di sviluppo umano e il 72% delle persone vive in condizioni di estrema povertà con meno di 1,50 euro al giorno, senza accesso ai servizi essenziali.
La situazione dei bambini è catastrofica: il 43% soffre di malnutrizione, il 26,7% dei minori in età primaria è fuori dalla scuola (pari a 3,5 milioni) e l’86% dei ragazzi di 10 anni non è in grado di comprendere un testo elementare.
Nel Sud del Paese, dove si concentra la maggior parte dell’estrazione mineraria, si registra il tasso più alto di mortalità infantile del mondo: 1 bambino su 5 muore prima del compimento dei 5 anni.
Il lavoro minorile è una piaga difficile da arginare: il Paese ha annunciato di voler eliminare l’impiego dei bambini nel settore minerario entro il 2025, eppure, al momento, i più piccoli continuano a essere sfruttati senza alcun rispetto dei diritti umani.
Una stima UNICEF del 2014 parla di circa 40mila bambini impegnati nell’estrazione del cobalto, ma i numeri potrebbero essere più alti vista la difficoltà di censimento del fenomeno. I turni di lavoro arrivano a 12 ore al giorno, durante le quali i minori scavano la roccia a mani nude, trasportando sacchi di pietre molto pesanti per la loro età. La retribuzione varia da 1 a 2 dollari al giorno, arrivando in alcuni casi fino a 10 dollari.