All’interno dell’UE esistono ancora alcune barriere che influenzerebbero il funzionamento del mercato unico. Recentemente, Giorgia Meloni ha sollevato la questione durante l’assemblea di Confindustria a Bologna, chiedendo un cambiamento significativo. Tuttavia, cosa sono i dazi interni e perché è importante considerarne l’eliminazione?
Dazi interni UE, Meloni solleva la questione a Bologna
Durante l’assemblea annuale di Confindustria a Bologna, Giorgia Meloni ha chiesto all’UE di eliminare i cosiddetti dazi interni, ovvero barriere che, secondo lei, penalizzano le imprese europee.
Sebbene l’UE sia un’unione doganale senza dazi tra Stati membri, molte aziende devono ancora affrontare ostacoli come regolamenti nazionali diversi, requisiti tecnici e burocrazia che rallentano la circolazione di beni e servizi.
Quando si parla di dazi interni nell’UE, in realtà ci si riferisce a ostacoli non tariffari, cioè barriere normative, burocratiche o amministrative che, pur non essendo dazi veri e propri, rallentano e complicano il commercio tra Stati membri. Meloni ha sottolineato come ciò rappresenti una falla nel mercato unico, chiedendo anche un rafforzamento del dialogo tra UE e Stati Uniti per contrastare il protezionismo globale. Il tema evidenziato sarebbe cruciale per realizzare un’Europa più integrata economicamente e politicamente.
Cosa sono i dazi interni UE e perché Meloni vuole eliminarli
Le barriere non tariffarie (BNT) rappresentano uno degli ostacoli principali alla piena integrazione del mercato unico europeo. Ecco alcuni esempi concreti che mostrano come queste difficoltà si manifestano nel commercio tra Paesi membri:
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Elettronica: Nonostante la marcatura CE, piccoli differenze tecniche come tipi di prese o requisiti di compatibilità elettromagnetica obbligano spesso le aziende a modificare prodotti o ottenere certificazioni aggiuntive per alcuni mercati nazionali.
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Auto: Pur rispettando le normative UE, le variazioni di tasse e regole di immatricolazione tra Stati rendono meno vantaggioso importare certi modelli da un Paese all’altro.
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Alimentari: Le regole sull’etichettatura, ad esempio per allergeni o lingua, non sono ancora completamente armonizzate, costringendo le imprese ad adattare i prodotti per ogni mercato.
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Materiali da costruzione: Certificazioni riconosciute in uno Stato possono non essere valide in altri, causando ritardi burocratici e costi extra per i produttori.
Questi esempi dimostrano come, nonostante l’assenza di dazi doganali veri e propri, molte barriere normative e amministrative continuino a ostacolare la libera circolazione di beni all’interno dell’UE, rallentando l’integrazione economica e aumentando i costi per le imprese. “L’UE abbia il coraggio di rimuovere i dazi interni”, ha sottolineato la Meloni.