Cosa succede se l'Italia resta senza il gas russo? Tutti gli scenari

Ecco come ci salveremmo, forse: estrazioni nostrane, ritorno al carbone e sfruttamento delle rinnovabili: cosa succede se l'Italia resta senza il gas russo

Domandina facile facile: cosa succede se l’Italia resta senza il gas russo? Mosca minaccia l’Italia e il piano Cingolani e l’ipotesi dello stop ormai non è più campata in aria.

Una bella mini inchiesta di Sky TG24 prova a rispondere al quesito. Premessa: ci sono alternative e non sono alternative semplici, ma vanno fatte passare sotto le “forche caudine” della rissosa politica nazionale. Innanzitutto in distinguo con il paese-totem dell’Ue, la Germania. Mosca ormai ha lasciato Berlino a secco, mentre l’Italia è di fatto ancora cliente del Cremlino.

Italia resta senza gas russo, gli scenari

Lo è perché Mosca è al terzo posto tra i fornitori indicati da Snam, dopo Algeria (30%) e Qatar (18%).

E se Mosca ci facesse fare la fine della Germania? Sul range agosto-marzo tra il 2019 e il 2020 Roma ha ricevuto da Mosca 16 miliardi di metri cubi di gas. Oggi abbiamo già ricevuto 1,5 miliardi di metri cubi, a quelli andrebbero aggiunti gli 8 miliardi previsti nel piano Cingolani e i 7,5 miliardi di metri cubi provenienti da altri fornitori, quindi in teoria dovremmo esserci.

Il governo ha messo in spunta 2,1 miliardi di metri cubi risparmiati che provengano da più carbone e gasolio; 3,2 miliardi di metri cubi dal rispetto degli italiani delle regole e 3 miliardi dalla libera condotta degli italiani.

Carbone, gas nostrano e rinnovabili

Ecco i tre scenari di supporto, ciascuno legato ad una fonte energetica. La prima è il carbone, che da “nemico” è diventato salvagente. L’Italia ne produce soltanto il 5%.

E il gas nostrano? Noi facciamo numeri piccoli: 3 miliardi di metri cubi con crollo verticale rispetto ad esempio al 1994 quando il nostro paese estraeva 21 miliardi di metri cubi. Insomma, o si va minimo al raddoppio o saranno guai. Assieme al carbone e in combo paradossale ci sono le rinnovabili. Le fonti sostenibili come eolico e solare devono passare secondo ilpiano Cingolani dagli 0,4 miliardi di metri cubi del 2022 ai 2,4 del 2023 e ai 4,9 del 2024 per arrivare nel 2025 a 7,3.

Solo che noi i guai ce li abbiamo ora.