Carabiniere ucciso, l'americano confessa: "Ho avuto paura, pensavo fosse il pusher"

Il ragazzo americano ha spiegato al suo avvocato il motivo per cui ha ucciso il brigadiere Mario. L'uomo ha cercato di discolparsi.

«Non avevo capito che era un carabiniere, ho avuto paura, credevo fosse uno dei pusher».

È quanto ha affermato al suo difensore che lo è andato a trovare in carcere Finnegan Lee Elder, il 19enne americano che ha confessato di essere l’autore materiale delle undici coltellate al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.

Le parole del Gip

Il comportamento dei due ragazzi “testimoniano la totale assenza di autocontrollo e capacità critica evidenziandone la pericolosità sociale”. Lo dichiara il gip di Roma nell’ordinanza con cui ha disposto il carcere per i due cittadini americani colpevoli dell’omicidio del vicebrigadiere.

Il gip di Roma ha anche ribadito la “totale inconsapevolezza del disvalore delle proprie azioni come apparso evidente anche nel corso degli interrogatori durante i quali nessun dei due ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle loro condotte, mostrando una immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età”.

Molto serio il pericolo di reiterazione del reato alla luce “delle modalità e circostanze del fatto e in particolare della disponibilità di armi di elevata potenzialità offensiva”, ha continuato il gip di Roma.

Emergono il pericolo di fuga e il pericolo di concreto reiterazione dei reati analoghi desumibile dalle modalità e circostanza dei fatti. Si tratta di due persone stabilmente residenti all’estero, presenti in Italia occasionalmente e sorprese dalla polizia giudiziaria in procinto di lasciare l’albergo subito dopo avere commesso i delitti in contestazione, condotta quest’ultima che non può non ritenersi finalizzata a far perdere le proprie tracce”, ha concluso il giudice.