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All’interno della casa circondariale di Cerialdo, a Cuneo, si è verificato un episodio di violenza sessuale che ha suscitato indignazione e preoccupazione. La vittima è un uomo di 61 anni, affetto da disabilità e con un passato di problemi mentali e comportamentali, recluso per reati di truffa e lesioni personali.
La denuncia del detenuto è stata presentata all’attenzione delle autorità all’inizio di novembre, durante un incontro con la psicologa del penitenziario.
In quella occasione, l’uomo ha rivelato di essere stato aggredito dal suo compagno di cella, un detenuto di origine africana, condannato per traffico di sostanze stupefacenti.
Le dinamiche della violenza
Il fatto è avvenuto all’interno del padiglione noto come ‘Gesso’, dove è vigente un sistema di sorveglianza dinamica. Qui, i detenuti a bassa e media sicurezza possono muoversi liberamente durante il giorno, con un solo agente di polizia penitenziaria a vigilare su tre piani, ognuno con 17 celle. Questo sistema, sebbene concepito per promuovere una gestione più umana del carcere, ha mostrato le proprie lacune, permettendo la consumazione di un atto di violenza inaudito.
Un compagno di cella diventato carnefice
Il presunto aggressore, che avrebbe dovuto assistere il compagno disabile nelle attività quotidiane, ha approfittato della vulnerabilità della vittima per perpetrargli abusi. Secondo quanto riportato nella denuncia, l’uomo è stato minacciato con un coltello e ha subito tentativi di strangolamento, prima di essere aggredito sessualmente.
Le conseguenze e le indagini
In seguito alla denuncia, il 61enne è stato trasferito in ospedale per accertamenti e ha ricevuto il supporto necessario per affrontare il trauma subito. Attualmente, sia la vittima che l’indagato si trovano in isolamento all’interno del carcere di Cuneo, mentre la Procura ha avviato un’inchiesta per far luce sull’accaduto.
Il carcere di Cuneo ha visto un aumento significativo della popolazione carceraria, passando da 240 a circa 400 detenuti in breve tempo. Questo sovraffollamento, insieme alla scarsità di personale, ha reso difficile garantire una vigilanza adeguata, contribuendo all’emergere di situazioni critiche come quella appena descritta.
La voce della polizia penitenziaria
Leo Beneduci, segretario generale dell’OSAPP (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), ha sollevato preoccupazioni in merito alle condizioni lavorative del personale. Ha sottolineato che un solo agente deve gestire tre piani del carcere, evidenziando come questa situazione possa condurre a episodi di violenza che mettono a rischio la sicurezza dei detenuti e degli stessi operatori.
La violenza sessuale avvenuta nel carcere di Cuneo solleva interrogativi più ampi sulla gestione delle carceri in Italia. La necessità di riforme strutturali è evidente, poiché il sistema attuale sembra incapace di proteggere i detenuti più vulnerabili e garantire un ambiente sicuro per tutti.
Questo tragico episodio mette in luce le fragilità del sistema carcerario e la necessità di un intervento urgente per migliorare la sicurezza e il benessere all’interno delle strutture penitenziarie. Si auspica che si possano trarre insegnamenti da questa esperienza per prevenire futuri abusi e garantire giustizia a chi ne ha bisogno.