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Il Ddl femminicidio ha superato l’esame del Senato, segnando un passo decisivo nella lotta contro la violenza di genere. Ma cosa prevede esattamente questo disegno di legge? Il testo, ora in attesa del via libera definitivo dalla Camera, introduce una serie di misure mirate a rafforzare la prevenzione, proteggere le vittime e inasprire le pene per chi commette reati contro le donne.
L’obiettivo è intervenire tempestivamente nei casi di violenza domestica e stalking, riducendo il rischio che segnalazioni trascurate possano sfociare in tragedie. Di seguito, tutti i punti principali della nuova normativa.
Ddl femminicidio: approvazione unanime al Senato e passaggio alla Camera
Con 161 voti favorevoli, il Senato ha dato il via libera all’unanimità al disegno di legge sul femminicidio, suscitando un applauso corale in Aula. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha sottolineato con soddisfazione l’importanza di questo risultato, che dimostra come su tematiche cruciali le forze politiche sappiano convergere senza divisioni.
Ora il testo, frutto di un’intesa trasversale, passa alla Camera per l’approvazione definitiva, confermando così un impegno comune nella lotta contro la violenza di genere.
Il nuovo reato di femminicidio: cosa prevede il Ddl
Nel definire il nuovo reato per il quale è prevista la pena dell’ergastolo, la versione originaria del ddl descriveva il femminicidio l’omicidio di una donna “quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”.
Nel testo revisionato, in risposta alle critiche riguardanti una definizione troppo vaga, la nozione di femminicidio è stata riformulata precisando che è punito con l’ergastolo chiunque provochi la morte di una donna per ragioni di odio o discriminazione di genere, oppure in conseguenza del rifiuto da parte della donna di instaurare o mantenere un legame affettivo, o di subire una condizione di soggezione o restrizioni imposte in quanto donna.
Questi cambiamenti rappresentano un’evoluzione significativa: è stato eliminato il riferimento alla “repressione dei diritti o dell’espressione della personalità” e introdotto il concetto di “rifiuto” come causa diretta del femminicidio, ossia l’omicidio deve essere collegato alla decisione della donna di non voler intrattenere o continuare una relazione. Tale modifica è stata estesa anche alle aggravanti previste per reati correlati, come maltrattamenti in famiglia, lesioni e stalking.
Il ddl, approvato dall’Aula del Senato, include inoltre misure rilevanti a tutela degli orfani di femminicidio, ossia bambini e giovani che si trovano improvvisamente privati di entrambi i genitori in situazioni drammatiche e che necessitano di supporto, anche economico. Per loro sono stati stanziati fondi dedicati e l’ampliamento della categoria degli aventi diritto ai benefici rappresenta un importante passo avanti nella protezione dei minori, come ha evidenziato Giorgia D’Errico, Direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children.
Al centro della normativa vi è l’introduzione dell’articolo 577-bis nel Codice penale, che riconosce il femminicidio come reato autonomo punito con l’ergastolo. La disposizione sanziona chi causa la morte di una donna per motivi legati all’odio o alla discriminazione di genere, oppure con l’intento di limitare i suoi diritti, la libertà o la sua individualità. Questa nuova fattispecie ha l’obiettivo di qualificare formalmente tali omicidi come crimini d’odio, rafforzando le tutele legali e sociali contro le forme più estreme di violenza. Inoltre, il ddl prevede un inasprimento delle misure cautelari in caso di violenza domestica, stalking e femminicidio, consentendo arresti domiciliari o carcere quando emergono gravi indizi di colpevolezza.
Commenti e prospettive: una legge necessaria, ma non sufficiente
La senatrice Giulia Bongiorno, relatrice del ddl e presidente della commissione Giustizia, ha definito il provvedimento un “intervento di grande importanza” che rappresenta “una presa di posizione forte contro chi considera le donne esseri inferiori”.
Tuttavia, la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha ricordato che una legge da sola non può cambiare la cultura che alimenta la violenza. “Serve un lavoro culturale e educativo, rafforzare i centri antiviolenza le reti di ascolto e protezione, rendere effettive e realmente operative le misure di allontanamento e divieti di avvicinamento, formare chi è chiamato a raccogliere le denunce, perché troppe volte le donne si sentono umiliate, non credute o abbandonate. Dobbiamo educare i giovani, fin dalla scuola primaria, al rispetto, alla parità, al rifiuto di ogni forma di controllo di violenza“, ha sottolineato.
Il Ddl femminicidio è dunque un passo fondamentale, ma l’efficacia delle nuove norme dipenderà anche dalla capacità di promuovere un cambiamento sociale profondo e duraturo.