Decreto Dignità, Boeri: da Di Maio negazionismo economico

Scontro tra il presidente dll'Inps e il governo. Tito Boeri conferma infatti la stima dei posti di lavoro che andranno persi con il decreto Dignità.

Nella relazione tecnica al decreto Dignità è apparsa una stima di 8mila contratti a tempo determinato persi ogni anno.

Sono solo lo 0,05 per cento del totale, ma Luigi Di Maio grida al complotto. Dapprima le accuse ricadono sugli uomini vicini alla squadra dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il ministro del Lavoro è poi costretto a rettificare in una nota congiunta con il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il dito viene quindi puntato contro Tito Boeri. Il presidente dell’Inps replica: “Dal governo negazionismo economico”.

Decreto dignità nel mirino

E’ scontro aperto tra il presidente dell’Inps e il governo. Il vicepremier del M5S Luigi Di Maio ha infatti chiesto che venisse trovata la “manina” che aveva inserito nella relazione tecnica allegata al decreto Dignità la stima di 8mila contratti a tempo determinato persi ogni anno se il provvedimento venisse approvato. “Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il decreto legge venisse inviato al Quirinale.

Non è un numero messo dal governo. – aveva tuonato Di Maio in un video postato su Facebook. – La verità è che questo decreto ha contro lobby di tutti i tipi”.

In realtà, a stretto giro il Ministero dell’Economia è stato costretto a smentire la versione del vicepremier, facendo filtrare che il dato sui posti di lavoro a rischio era già contenuto nella relazione arrivata al dicastero. A questo punto, i 5 Stelle lasciano intendere che è necessario “togliere dai posti chiave chi mira a ledere l’operato di governo”.

Per i pentastellati i primi sospettati diventano infatti “uomini vicini alla squadra dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan“.

Padoan non ci sta e replica prontamente: “Se insinuano che qualcuno della mia ex squadra si sia comportato scorrettamente, magari perché sobillato, lo respingo sdegnosamente. – dichiara – Sarebbero accuse di gravità incredibile”. Da Matera, Luigi Di Maio risponde: “Padoan mi sembra che abbia la coda di paglia, non l’ho mai nominato”.

Comunicato Di Maio-Tria

Fatto sta che ormai il MoVimento 5 Stelle ha evocato il complotto, e a via XX Settembre tale atteggiamento non pare essere piaciuto agli addetti ai lavori. Il vicepremier, infatti, è stato alla fine costretto ad emettere una nota congiunta con Giovanni Tria dove si puntualizza: “Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio non ha mai accusato né il ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al decreto Dignità“.

“Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella ‘manina’ che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Mef” viene ribadito.

Poi l’accusa: “In merito alla relazione tecnica che accompagna il Dl Dignità, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili”. Il capro espiatorio è ormai chiaro.

L’attacco è stato diretto contro Tito Boeri, poco simpatico ai pentastellati perché hanno subìto da lui critiche sul taglio dei vitalizi. Ma anche ai leghisti, per via dello scontro sulla riforma Fornero.

La replica di Tito Boeri

“È un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro Paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all’opinione pubblica”, chiarisce Tito Boeri, in risposta al comunicato congiunto Mef-governo.

“Nel mirino l’Inps, reo di avere trasmesso una relazione ‘priva di basi scientifiche’ e, di fatto, anche la stessa Ragioneria Generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell’Inps” sottolinea infatti Boeri. “Quanto al merito – osserva – siamo al negazionismo economico“.

A questo punto interviene il leader della Lega Matteo Salvini: “Il presidente dell’Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione”.

“In un mondo normale – aggiunge quindi – se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell’Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti“.

Tito Boeri precisa però: “Consapevoli dell’incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede”. “Ma sin d’ora, di fronte a questi nuovi attacchi – e a quelli ulteriori del ministro Salvini – non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire” chiarisce.

Boeri quindi evidenzia: “Se invece di urlare al complotto avessero letto bene quello che c’è scritto nella relazione, avrebbero avuto tutti gli strumenti per rispondere agli attacchi dell’opposizione”. Il presidente dell’Inps osserva infatti che la stima dei posti di lavoro persi con il decreto Dignità “non eccede mai le 8mila unità in ogni anno”. In sostanza, quindi, appena lo 0,05 per cento del totale.

Di Maio: rimozione a febbraio 2019

Luigi Di Maio però sembra essere sulla stessa linea di Matteo Salvini e annuncia che la poltrona di Boeri è traballante. “Non possiamo rimuoverlo ora, – chiarisce dal palco di Matera – quando scadrà l’incarico (a febbraio 2019, ndr) terremo conto che è un presidente dell’Inps che non è minimamente in linea con le idee del governo”. “Non perché il presidente dell’Inps la debba pensare come noi, – è costretto ad ammettere – ma perché noi vogliamo fare quota 100, quota 41, la revisione della legge Fornero, l’Inps ci deve fornire i dati, non un’opinione contrastante”.