Diana, oggi l'autopsia: la madre Alessia Pifferi è sorvegliata a vista in cella

Oggi si procede con l'autopsia della piccola Diana, la bambina di un anno e mezzo abbandonata in casa per una settimana dalla madre Alessia Pifferi

Si procede con l’autopsia della piccola Diana, la bambina di un anno e mezzo abbandonata in casa con 30 gradi per quasi una settimana dalla madre Alessia Pifferi.

L’esame dovrà stabilire la data certa della morte ma i primi accertamenti hanno fissato il decesso almeno 24 ore prima del ritrovamento.

La tragica vicenda è avvenuta in un bilocale al primo piano al civico 20/16 di via Parea a Ponte Lambro. Diana è stata abbandonata per quasi una settimana ed è stata ritrovata dai soccorritori già deceduta, nel suo lettino sdraiata a pancia all’insù con addosso solo una canottiera.

Nel frattempo la donna è sorvegliata a vista a San Vittore e accusata di omicidio volontario.

Autopsia di Diana : gli accertamenti

I primi accertamenti hanno fissato il decesso almeno 24 ore prima del ritrovamento con probabile causa morta di stenti. Si avranno maggiori informazioni al completamento dell’autopsia. I medici svolgeranno anche degli esami radiologici per verificare se lo sviluppo della bamina sia stato compromesso dai ripetuti abbandoni.

Saranno svolti altri accertamento sul latte rimasto nell’unico biberon che la madre aveva lasciato nel lettino di Diana.

Si sospetta che sia stato “corretto” con qualche farmaco in modo che la bambina non avesse la capacità di richiamare le attenzioni del condominio e stordirla. “A mia figlia non ho mai dato tranquillanti”, ha detto la 36enne agli investigatori. Pifferi ha raccontato che mercoledì 13 e giovedì 14, il giorno in cui partirà per raggiungere il suo compagno a Leffe, aveva dato tachipirina sotto forma di gocce alla bambina perchè “particolarmente capricciosa”.

Nel bilocale però non sono state rinvenute confezioni del medicinale. È stato trovato invece una confezione quasi vuota di “En” (benzodiazepine) che la donna ha detto che avrebbe portato in casa sua un “signore” di cui non ricorda il nome e che aveva frequentato a inizio anno.

Gli inquirenti stanno indagando anche sulla vita privata della donna attraverso l’analisi delle chat sul suo celulare. I quesiti che rimangono senza risposta sono il nome del padre biologico di Diana e come la 36enne, disoccupata, potesse mantenere il suo stile di vita tra auto noleggiate, uscite serali e vestiti con qualche risparmio e piccoli aiuti dalla madre e dall’ex marito.