Argomenti trattati
In seguito all’omicidio dell’attivista di destra Charlie Kirk, è emersa una campagna di doxxing coordinata, mirata a accademici, insegnanti e dipendenti pubblici che hanno espresso opinioni critiche nei suoi confronti. Questo fenomeno ha già portato al licenziamento o alla sospensione di almeno 15 persone, tra cui giornalisti e docenti, come confermato da un’indagine di Reuters.
Dettagli della campagna di doxxing
Il 15 ottobre, una giovane dipendente di Nasdaq è stata licenziata a causa di post sui social riguardanti Kirk. Altri hanno subito violenze verbali online e un incremento di telefonate nei loro uffici, con richieste di licenziamento. Chaya Raichik, nota per il suo account “Libs of TikTok”, è in prima linea in questa campagna, diffondendo nomi e dettagli di chi ha mostrato poca simpatia per Kirk.
Un caso emblematico coinvolge un docente del California State University, Monterey Bay, il quale ha scritto su Instagram: “Non riesco a provare molta simpatia, davvero. Cosa dire di tutti i bambini, delle famiglie distrutte a causa delle oltre 258 sparatorie scolastiche dal 2020?” Raichik ha ripostato la sua foto, accusandolo di deridere la morte di Kirk.
La risposta è stata veloce: diversi docenti in stati come California, Florida e Texas sono stati sospesi o licenziati per commenti simili. Anche se i leader sindacali hanno condannato l’omicidio di Kirk, avvertono che punire gli educatori per le loro opinioni infrange la libertà di espressione.
Le conseguenze della critica
Le ripercussioni si estendono anche ai membri del personale militare. Un dipendente della Guardia Costiera è sotto indagine per aver postato un meme in cui affermava di non interessarsi alla morte di Kirk. Un ex impiegato di Twitter è stato criticato per aver contestato il momento di silenzio tenuto dai New York Yankees in onore di Kirk.
Un sito recentemente registrato, “Expose Charlie’s Murderers”, ha pubblicato 41 nomi di persone accusate di “sostenere la violenza politica online” e afferma di avere un backlog di oltre 20.000 segnalazioni. Una revisione di Reuters ha rivelato che alcuni di coloro che figurano nel sito hanno deriso o celebrato la morte di Kirk, mentre altri, pur criticando la figura di destra, hanno condannato la violenza.
Alcuni istituti hanno già preso misure disciplinari. La Middle Tennessee State University ha licenziato un’assistente decana dopo aver scritto: “Sembra che Charlie abbia parlato il suo destino in esistenza. L’odio genera odio. ZERO simpatia.” La sua affermazione si riferiva alla difesa della violenza armata da parte di Kirk, in cui sosteneva che alcuni morti per arma da fuoco erano un “prezzo ragionevole” per difendere il Secondo Emendamento.
Reazioni e rischi per la libertà di espressione
Le azioni punitive contro chi critica Kirk hanno suscitato preoccupazioni sulla libertà di espressione, mentre gli attivisti di destra esultano per quella che vedono come una campagna di responsabilizzazione. Il legislativo statunitense Clay Higgins ha dichiarato su X che chi ha espresso odio in merito all’omicidio di Kirk dovrebbe essere “bandito da TUTTE LE PIATTAFORME PER SEMPRE”.
Il vice segretario di Stato statunitense, Christopher Landau, ha espresso disgustato per chi ha elogiato o minimizzato l’accaduto e ha ordinato ai funzionari consolari di intraprendere azioni appropriate. L’indignazione dei repubblicani nei confronti di chi disrispetta l’eredità di Kirk contrasta con le derisioni che molti di loro, incluso Kirk stesso, riservarono in passato a vittime di violenza politica.
Nel complesso, la situazione attuale solleva interrogativi seri sulla libertà di espressione e sulle conseguenze che possono derivare dall’esprimere opinioni in un panorama politico così polarizzato.