La Manovra approvata dal governo ha sterilizzato definitivamente gli aumenti dell’imposta sul valore aggiunto per il 2020 per un importo complessivo di 23,1 miliardi.
Contestualmente è stato anche ridotta la cifra per gli anni successivi, ma i numeri del Def fanno comprendere che anche chi si troverà a progettare la prossima legge di bilancio dovrà fare i conti con un altro handicap, anche se meno pesante di quello affrontato quest’anno.
Manovra, stop aumento dell’Iva
Nel 2020 i 23 miliardi di Iva rappresentano il 90% del complessivo calo della tassazione che vale 26,4 miliardi e includono anche il superticket, che di per sè non è un’imposta: la sua cancellazione da settembre 2020 costa 170 milioni, che dovranno diventare, a regime, poco meno di 500. L’altra voce di riduzione prevede i 3 miliardi di taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, operazione ancora tutta da definire.
Per gli agricoltori, poi, è confermato l’azzeramento dell’Irpef. Sull’altro piatto della bilancia ci sono poi gli 11 miliardi di incremento di tasse e contributi: chi pagherà il conto?
Le altre tasse
Un ruolo centrale ce l’avranno le tasse ambientali: tasse sulla plastica, eliminazione dei benefici per i camion e i pullman ritenuti inquinanti e stretta sulle auto aziendali più vecchie. Importanti saranno poi anche le strette sul settore giochi e su quello bancario: nel primo caso il contributo previsto è di 560 milioni e sarà quasi sicuramente ottenuto attraverso l’aumento del prelievo erariale.
Per le banche invece si lavorerà sulle deducibilità di svalutazioni e avviamento: il conto complessivo sarà di 1,6 milioni che riguardano però il solo anno 2020.