Le elezioni regionali in Toscana hanno confermato Eugenio Giani, ma hanno anche evidenziato il sorprendente risultato personale di Antonella Bundu, candidata presidente per Toscana Rossa, che ha raccolto oltre 72mila voti (5,18%), superando la soglia di sbarramento individuale. La lista, invece, si è fermata al 4,5%, restando fuori dal Consiglio regionale. Questo divario ha spinto Toscana Rossa a voler presentare un ricorso.
Un risultato simbolico e la sfida della sinistra alternativa
Nonostante la mancata elezione di rappresentanti in Consiglio, il risultato di Bundu ha avuto forte risonanza politica. La candidata, ex consigliera comunale ed ex candidata sindaca a Firenze, ha ottenuto consensi superiori a quelli della Lega e del Movimento 5 Stelle, mostrando la vitalità di una proposta politica autonoma e radicale in Toscana.
“Siamo partiti che ci attribuivano lo 0,5% e abbiamo combattuto senza essere certi di riuscire ad entrare… Siamo comunque molto contenti”, ha dichiarato Bundu, sottolineando il valore simbolico della sua “quasi vittoria”.
La sua candidatura ha messo in discussione alleanze e strategie del centrosinistra, evidenziando uno spazio elettorale per una sinistra alternativa che sfida sia il Pd sia i 5 Stelle. Tuttavia, la persistente astensione — solo il 47% di affluenza — e la soglia di sbarramento del 5% restano ostacoli significativi.
Toscana Rossa: il successo personale di Bundu e il ricorso legale
La lista Toscana Rossa ha annunciato l’intenzione di presentare un ricorso contro l’esclusione dal Consiglio regionale, puntando sui voti ricevuti esclusivamente dalla candidata presidente Antonella Bundu. La Bundu, infatti, ha superato la soglia di sbarramento individuale, raccogliendo il 5,18% delle preferenze con oltre 72mila voti, mentre la lista che la sosteneva si è fermata al 4,5%, al di sotto del 5% necessario per ottenere rappresentanza.
La candidata ha spiegato che molti elettori hanno scelto solo il suo nome, “senza fare voto disgiunto”, e che il ricorso si baserà proprio su questa evidenza, richiamando un precedente simile delle regionali venete del 2020, quando la Corte di Appello aveva riconosciuto la validità di voti espressi unicamente a favore del candidato alla presidenza di M5S, superando la soglia minima per la lista. Bundu ha commentato:
“Più che concentrarci solo sul ricorso, vorrei dire che questa legge elettorale va cambiata non solo per noi”, evidenziando le difficoltà poste da uno sbarramento elevato e dalle firme necessarie per candidarsi.
La partita politica e giudiziaria si sposta ora sui tribunali e sulle strategie future, per capire se questo risultato possa diventare il trampolino per un protagonismo stabile della sinistra radicale.