Proteste in Bolivia, Evo Morales si dimette e lascia la capitale

Il presidente boliviano ha annunciato le proprie dimissioni da capo di stato, decollando con un aereo da La Paz per dirigersi nella città di Chimoré.

In seguito al suggerimento datogli dal comandante delle Forze Armate nella giornata del 10 novembre, il presidente della Bolivia Evo Morales si è dimesso nel tentativo di placare le proteste che da settimane stanno infiammando il paese sudamericano.

Morales, uscito vincitore per la quarta volta consecutiva dalle scorse elezioni del 20 ottobre, è decollato con un aereo dalla capitale La Paz per dirigersi a Chimoré, nel dipartimento di Cochabamba, anche se inizialmente i media locali avevano parlato di una sua fuga in Argentina.

Proteste in Bolivia, Evo Morales si dimette

L’abbandono della capitale da parte di Morales arriva dopo che il presidente eletto aveva cercato un confronto con le opposizioni, invocando inoltre l’aiuto delle organizzazioni internazionali (come l’Organizzazione degli Stati Americani) nonché della Chiesa cattolica nella persona di Papa Francesco.

Lo stesso pontefice ha menzionato la situazione boliviana durante l’ultimo Angelus in piazza San Pietro, chiedendo una risoluzione pacifica del processo di revisione dei risultati elettorali.

A seguito inoltre dell’ammutinamento di diverse centinaia di poliziotti in numerose regioni dei paese – iniziato venerdì 8 proprio dalla città di Cochabamba – Morales aveva apertamente parlato di colpo di stato, puntando il dito contro le intimidazioni politiche subito dai suoi collaboratori e dai suoi familiari: “Il piano di golpe fascista esegue atti violenti con gruppi irregolari che hanno incendiato la casa dei governatori di Chuquisaca ed Oruro e quella di mia sorella in quest’ultima città”.

Negli ultimi giorni, le proteste in Bolivia avevano causato 3 morti ed oltre 500 feriti.

Il dialogo con le opposizioni

La situazione è apparsa senza via d’uscita dopo la ritirata degli agenti dell’Utop (Unità tattica di operazioni di polizia) da Piazza Murillo a La Paz, dove ha sede il palazzo presidenziale, in un quasi esplicito sostegno ai manifestanti. Il ministro dell’Interno Carlos Romero, ormai senza più il totale controllo delle forze di polizia, si è visto costretto ad esonerare il capo della polizia dipartimentale Raul Grandy cercando di trovare una possibile soluzione attraverso il dialogo tra le parti.

In questo contesto anche Morales ha teso la mano alle opposizioni, annunciando nuove elezioni nel breve periodo, ma sia il suo principale sfidante Carlos Mesa che il governatore dello stato di Santa Cruz Ruben Costas hanno respinto l’offerta. Alle elezioni del 20 ottobre Morales si presentò infatti per un quarto mandato dopo ben 13 anni ininterrotti di governo e nonostante la sconfitta al referendum del 2016, che sancì l’illegittimità per il presidente di correre alla carica per la quarta volta consecutiva.

La fuga a Chimorè

Malgrado inizialmente molte testate abbiano parlato di una fuga di Morales in Argentina, dove da pochi giorni si è insediato il presidente Alberto Fernandez, l’aereo presidenziale dell’ex cocalero sarebbe atterrato invece a Chimoré nel dipartimento di Cochabamba. È proprio da Chimoré che Morales ha annunciato in diretta la sua decisione di dimettersi da capo di stato indicendo contestualmente nuove elezioni.

L’ipotesi della fuga in Argentina era stata diramata dal quotidiano di Buenos Aires Clarin, anche considerando la vicinanza politica del neo presidente argentino Alberto Fernandez, vincitore delle elezioni del 27 ottobre scorso contro il presidente uscente Mauricio Macrì.

In un post pubblicato sui social in serata, lo stesso Fernandez ha espressamente parlato di colpo di stato in Bolivia.