Scontri a Hong Kong: corteo pacifico fuori dal consolato americano

La recente vittoria dei candidati pro-democrazia alle recenti elezioni non è riuscita a placare gli scontri tra manifestanti e polizia a Hong Kong.

La scorsa settimana si sono svolte le elezioni distrettuali a Honk Kong e i candidati pro-democrazia si sono aggiudicati l’87% dei seggi: questo risultato però, non ha bloccato gli scontri.

Proseguono infatti le manifestazioni in piazza per richiedere maggiore democrazia e autonomia. Sono tre in tutti gli eventi organizzato nelle ultime settimane: i primi due sono stati pacifici, il terzo invece ha visto nuove tensioni tra la polizia e i manifestanti. In particolare il culmine delle liti è avvenuto nel quartiere commerciale di Tsim Sha Tsui, nel distretto di Kowloon. La location è molto vicina al Politecnico che era stato occupato e liberato poco tempo prima.

Scontri Hong Kong, il corteo

Non si placano gli scontri tra polizia e manifestanti ad Hong Kong: un nuovo corteo si è appostato fuori dal consolato americano. Di fronte agli atti vandalici dei secondi, infatti, la polizia ha risposto lanciando proiettili di gomma, spruzzando spray al peperoncino o lanciando lacrimogeni. Si conta almeno una persona arrestata e una ferita. Un uomo, infatti, è stato colpito sulla testa nel tentativo di smantella re un blocco stradale applicato dai manifestanti.

Poco tempo prima una folla di persone si era radunata fuori dal consolato americano per ringraziare Donald Trump per il sostegno ricevuto. Infatti, il presidente americano aveva firmato una legge a sostegno dei manifestanti, provocando la dura reazione del governo di Pechino. Nel corteo sono apparse numerose bandiere americane e alcune persone invitavano Trump a intervenire in difesa della Cina. Il governo interno al paese, però, dopo aver invitato Trump a non interferire si è esposto anche di fronte alle critiche da parte dell’Alta Commissione delle Nazioni Unite.

Michelle Bachelet chiedeva più ascolto per i giovani cinesi, mentre Pechino ha invitato anche l’Onu a “non interferire negli affari interni”.