Un accordo per agevolare la diffusione del Bonus Vacanze e renderlo più fruibile per le imprese, accelerando il processo di cessione dei crediti e, quindi, il recupero di liquidità.
È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto da ABI e Assoturismo Confesercenti, mirato a favorire iniziative e accordi volti a informare le imprese sulla possibilità di cessione a terzi dei crediti acquisiti tramite Bonus, rendendo allo stesso tempo più efficiente e rapido il processo, secondo quanto si apprende da una nota dell’ABI. Il bonus – previsto dal decreto Rilancio – ha un valore massimo di 500 euro ed è destinato ai nuclei familiari con un reddito ISEE fino a 40.000 euro che fruiscono di servizi turistici in Italia.
L’agevolazione è usufruibile per l’80% come sconto immediato sul corrispettivo dovuto al fornitore del servizio, mentre il restante 20% come detrazione di imposta in sede di dichiarazione dei redditi della famiglia. Lo sconto dell’80%, praticato dall’impresa che fornisce il servizio, sarà rimborsato sotto forma di credito di imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, con facoltà, in alternativa, di cessione a terzi, anche a banche o intermediari finanziari. “L’Accordo con Assoturismo Confesercenti è una ulteriore iniziativa del mondo bancario a supporto delle famiglie e delle imprese del nostro Paese – ha dichiarato Giovanni Sabatini, Direttore generale dell’ABI –.
Insieme alle moratorie e ai finanziamenti con garanzia si aggiunge alle numerose iniziative che in questi mesi sono state attivate dall’Associazione Bancaria e dalle singole banche per contrastare gli effetti economici della diffusione del COVID19”.“Il Bonus Vacanze nasce con lo scopo di dare una spinta al turismo interno, fondamentale in questa fase” – ha spiegato il Direttore di Assoturismo Confesercenti, Corrado Luca Bianca – “L’accordo con ABI assiste gli operatori nella cessione del credito a terzi, un passaggio fondamentale per recuperare i livelli di liquidità”.
Secondo un sondaggio condotto tra circa 300 imprese associate a Fiepet, la federazione italiana dei pubblici esercizi aderente a Confesercenti, proprio il crollo del turismo è uno degli elementi che sta stravolgendo la somministrazione. L’assenza di lavoratori e turisti mette in crisi bar, ristoranti e le altre attività del food, soprattutto nelle mete turistiche, nei centri cittadini e nei quartieri ad alta densità di uffici. Un’impresa su tre registra un calo di oltre la metà del fatturato, e il 21,8% – oltre due attività su dieci – temono la chiusura.
Se la situazione dovesse continuare, l’87,5% degli intervistati valuterà di ridurre i dipendenti definitivamente.
Lo svuotamento delle città è impressionante: quest’estate mancheranno all’appello, oltre ai circa 11 milioni di turisti stranieri, almeno 1,6 milioni di dipendenti pubblici in smartworking. Un fenomeno evidente soprattutto nelle grandi città: i lavoratori agili a Roma sono quasi mezzo milione, a Milano circa 269mila. Un quadro che per le imprese è al limite della sostenibilità: se la situazione non dovesse stabilizzarsi al più presto, il 62,1% delle imprese teme di dover rinunciare all’attività.
“La situazione è critica: le attività non possono durare a lungo in questo stato”, ha commentato Giancarlo Banchieri, Presidente di Fiepet Confesercenti. “È urgente trovare delle soluzioni. In primo luogo, dobbiamo rinforzare e prolungare le misure di sostegno per le imprese e per i lavoratori: il periodo di cassaintegrazione sta per finire, e se la fase critica continuerà molti imprenditori saranno costretti a ridurre il numero dei dipendenti. La nostra proposta è di estendere anche alle attività di somministrazione gli sgravi contributivi già previsti per il turismo agli imprenditori che riassumono i dipendenti in cassa integrazione.
Così si sostiene chi riapre e lo Stato avrà meno persone in cassaintegrazione. La fase del sostegno, però, non può durare per sempre: bisogna dare un orizzonte alle imprese e programmare la transizione. Se per i flussi turistici il futuro è incerto, è invece possibile ed opportuno definire in maniera chiara tempi e modi dello smartworking, nel rispetto delle normative di sicurezza: il lavoro agile è una rivoluzione che avrà un impatto duraturo sui lavoratori, sulle città e sulla struttura stessa dell’economia, e deve essere gestita” ha aggiunto Banchieri.