La vicenda della Global Sumud Flotilla mette in luce la complessa lotta per i diritti del popolo palestinese e la solidarietà internazionale contro il blocco navale imposto da Israele. Il viaggio verso Gaza, compiuto da attivisti di diversi Paesi, si configura non solo come protesta, ma come simbolo di resistenza civile di fronte a violazioni dei diritti umani.
Il ritorno degli italiani coinvolti, accolti tra lacrime, abbracci e cori, racconta le difficoltà affrontate, dalla detenzione ai maltrattamenti nelle carceri israeliane, passando per la costante minaccia alla sicurezza.
Inchieste e denunce: la vicenda della Flotilla non si chiude con il rientro in Italia
Il ritorno in Italia non segna la fine della vicenda. La Procura di Roma sta esaminando le denunce degli attivisti, in cui si ipotizzano sequestro di persona e maltrattamenti, e non esclude di ascoltarli come persone informate sui fatti.
Fonti della CBS News hanno rivelato che il premier israeliano Netanyahu avrebbe autorizzato le operazioni militari contro le imbarcazioni della Flotilla.
Benedetta Scuderi, eurodeputata dei Verdi, e l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau hanno denunciato di essere state sequestrate e maltrattate in carcere. Tra i rimpatriati figura anche Greta Thunberg, che ha parlato di “genocidio in diretta”. Il presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, Yassine Lafram, ha denunciato “umiliazioni sistematiche e tortura psicologica” dei connazionali ancora detenuti e ha chiesto un intervento immediato per liberarli.
Fiumicino accoglie tra lacrime e cori gli ultimi attivisti italiani della Flotilla
All’aeroporto di Fiumicino, tra cori, abbracci, lacrime e un mare di bandiere della Palestina e di “One Piece”, simbolo di protesta, sono tornati gli attivisti italiani della Global Sumud Flotilla, liberati dopo la detenzione in Israele. L’accoglienza ha riunito amici e sostenitori, mentre gli attivisti hanno raccontato le dure condizioni vissute: “torture psicologiche”, privazione del sonno e continue minacce armate.
Alcuni hanno ricordato l’intercettazione in mare aperto e l’attacco con gli idranti come momenti particolarmente traumatici, sottolineando che erano stati “letteralmente presi come ostaggi”. Nonostante tutto, la determinazione non si è affievolita: La Piccirella ha ribadito che “la mobilitazione prosegue” e che l’obiettivo resta rompere il blocco navale e difendere i diritti del popolo palestinese. Federica Frascà ha definito “super dure” le giornate vissute, aggiungendo di aver compiuto “la cosa giusta” e di aver scritto “una pagina di storia sicuramente importante”.