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La situazione a Gaza è diventata tragicamente insostenibile, con oltre 18mila bambini palestinesi che hanno perso la vita a causa dei conflitti e delle devastazioni della guerra. L’ultimo rapporto dell’UNICEF è allarmante: in media, 28 bambini muoiono ogni giorno. Cosa porta a un tale orrore quotidiano? I bombardamenti incessanti e una crisi umanitaria profonda, aggravata dalla carestia e dalla malnutrizione, hanno portato Gaza sull’orlo del collasso.
Le testimonianze del personale dell’UNICEF e delle autorità locali raccontano una realtà sconvolgente e insopportabile.
I dati allarmanti dell’UNICEF
Ted Chaiban, vicedirettore generale dell’UNICEF, ha recentemente concluso una missione in Israele e nei territori palestinesi. Ha potuto osservare di persona la gravità della crisi. «I segni della profonda sofferenza e della fame erano visibili sui volti delle famiglie e dei bambini», ha dichiarato. Dallo scoppio del conflitto il 7 ottobre 2023, la Striscia di Gaza si trova in una emergenza senza precedenti. I livelli di malnutrizione acuta hanno raggiunto il 16,5% nella città di Gaza, e oltre 320mila bambini sono a rischio di malnutrizione grave. Ma come possiamo rimanere indifferenti di fronte a numeri così drammatici?
Le immagini di bambini malnutriti, ridotti a pelle e ossa, parlano chiaro. Le madri, sempre più affamate, non riescono nemmeno a produrre latte materno. La scarsità di acqua potabile, combinata con temperature che sfiorano i 40 gradi, aggrava ulteriormente la situazione, aumentando il rischio di epidemie in un contesto già fragile. Attualmente, l’UNICEF distribuisce circa 2,4 milioni di litri di acqua potabile al giorno nella parte settentrionale della Striscia, ma questo copre solo una frazione del fabbisogno della popolazione. È sufficiente per sopravvivere?
Le conseguenze letali del conflitto
Secondo i dati ufficiali, circa un terzo delle oltre 60mila vittime registrate a Gaza sono minori. «Alcuni sono stati uccisi nei loro letti. Altri mentre giocavano», si legge in un report che elenca i nomi di 18.500 bambini uccisi, uno per ogni ora di conflitto. Le identità delle vittime sono raccolte tramite registri ospedalieri e testimonianze dirette, ma la difficoltà di identificare i corpi a causa del collasso del sistema sanitario rende tutto ancora più agghiacciante. Come possiamo tollerare una tale ingiustizia?
La violenza è continuata senza sosta. Al-Jazeera riporta che almeno 22 persone sono state uccise dall’IDF, tra cui 16 mentre cercavano disperatamente aiuto. Solo ieri, il numero delle vittime ha superato le 35 persone, tutte uccise mentre erano in coda per ricevere aiuti umanitari. I testimoni oculari confermano che l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su civili in attesa. Un totale di oltre cinquanta vittime in un solo giorno, aggiungendo l’orrore della carestia indotta dal blocco degli aiuti. Come possiamo restare in silenzio di fronte a tale brutalità?
La comunità internazionale e la risposta umanitaria
Il Fondo delle Nazioni Unite ha dichiarato che solo il 30% delle esigenze sanitarie e nutrizionali della popolazione è stato coperto dai finanziamenti ricevuti. Chaiban ha avvertito: «Le scelte che faremo ora determineranno la vita o la morte di decine di migliaia di bambini». È cruciale potenziare le misure di emergenza per evitare un ulteriore esodo di sfollati e contrastare la malnutrizione dilagante. Che cosa aspetta la comunità internazionale ad agire?
La crisi umanitaria a Gaza richiede un’azione immediata. La comunità internazionale deve intervenire per garantire aiuti e supporto a una popolazione che vive un incubo quotidiano. La vita di migliaia di bambini dipende dalle scelte che verranno fatte nei prossimi giorni e settimane. È essenziale monitorare costantemente la situazione e fare sforzi significativi per alleviare la sofferenza di chi sta vivendo questa catastrofe. Come possiamo voltare le spalle a questo dramma in corso?