Berlino, 3 giu. (askanews) – Il governo tedesco sfida i giudici sui respingimenti dei richiedenti asilo alla frontiera in Germania. Il giorno dopo che un tribunale di Berlino ha stabilito che i richiedenti asilo non possono essere respinti prima che venga stabilito quale Stato sia responsabile dell’elaborazione della loro domanda – secondo la cosiddetta procedura “Dublino” dell’Ue – il ministro dell’Interno tedesco, Alexander Dobrindt, ha spiegato in conferenza stampa che “per ora non c’è nulla da cambiare” e che il governo “è nel giusto per quanto riguarda la base giuridica”.
“Sì, ci atteniamo al principio che i respingimenti ci saranno. Ci atteniamo al principio che saranno effettuati esattamente come li abbiamo fatti negli ultimi giorni. Questi respingimenti saranno effettuati nei confronti di coloro che cercano di entrare nel nostro Paese illegalmente, così come nei confronti di coloro che chiedono asilo, a condizione che lo facciano da un Paese terzo sicuro”.
La misura è stata introdotta il 7 maggio, il giorno dopo l’insediamento del cancelliere conservatore Friedrich Merz e del suo esecutivo, con la promessa di abbattere l’immigrazione clandestina. La decisione del tribunale annunciata lunedì 3 giugno fa seguito al ricorso presentato da tre cittadini somali che il 9 maggio si sono imbattuti in un controllo immigrazione in una stazione ferroviaria di Francoforte sull’Oder, al confine con la Polonia. Hanno espresso il desiderio di chiedere asilo in Germania, ma sono stati rimpatriati in Polonia il giorno stesso.
La Corte ha affermato che il loro respingimento era illegale e che le sue conclusioni “possono essere applicate anche ad altri casi” di persone respinte ai confini tedeschi. Tuttavia, la Corte ha anche stabilito che “i ricorrenti non possono chiedere di essere ammessi” in Germania. L’iter per stabilire quale Stato membro dell’UE sia responsabile della domanda di asilo “può essere svolto al confine o in prossimità di esso”, ha affermato la Corte.
La Corte ha di fatto respinto l’argomentazione del governo secondo cui la procedura di Dublino potrebbe essere ignorata se ciò fosse necessario per “mantenere l’ordine pubblico e proteggere la sicurezza interna”.
Dobrindt ha insistito sul fatto che la sentenza di lunedì ha avuto un impatto diretto solo sul “caso individuale” dei tre querelanti somali e ha chiesto che il tribunale avvii un’altra procedura in cui il governo possa spiegare la propria causa “con maggiore fermezza”.