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Dal Governo arrivano segnali chiarissimi per i quali non ci sarà nessun rimpasto: e in punto di azioni viene confermata in tutto e per tutto la linea di Mario Draghi, quella ed il suo metodo.
Il messaggio è chiaro: il premier punta a tenere la barra dritta e non intende concedere margini per “nuove manovre” politiche innescate dalla rimescolatura del mazzo avvenuta nella bolgia al Quirinale.
Governo, confermata la linea Draghi: non si cambiano i ministri e non si cambiano gli obiettivi
Non verranno sostituiti ministri perciò e non ci saranno cambi di rotta nelle grandi azioni delle prossime settimane. Perfino la ormai veterana “cabina di regia” per il momento resta dov’è.
E in punto di politica? Si tratta con i capidelegazione e solo con quelli, poi ognuno si faccia i suoi conti nelle segreterie.
Mario Draghi e i partiti “disinnescati”: il premier riparte da dove si era fermato, cioè da lui solo
Mario Draghi riparte esattamente da dove aveva finito e lo fa con lo spirito di servizio gallonato che gli aveva permesso di “immunizzare” l’azione dell’esecutivo dalle ubbie di pancia dei partiti.
Si deve andare veloce e tutto serve al momento meno che un’arena di bandiere piantate a Palazzo Chigi. Perciò il punto finale è e resta quello chiave: l’ultima parola sarà sempre e solo di Draghi.
Gli esempi della linea del premier: scostamento di bilancio e riforma della giustizia
Il Corriere della sera fa due esempi molto calzanti: sullo scostamento di bilancio che da giorni gli chiedono sia Matteo Salvini sia un pezzo grosso dei Cinque Stelle è in ballo lo storno di soldi per il caro bollette? Per Draghi no.
E sulla riforma della giustizia? Parte della maggioranza è contraria al no di Draghi alla possibilità che il magistrato che fa politica possa tornare alla funzione giurisdizionale. Ma Draghi sul principio delle porte girevoli neanche ci sente e si andrà dritti in quella direzione.