Venezia, 12 dic. (askanews) – Un’istituzione culturale attiva da più di 150 anni, che guarda alla storia di Venezia e al futuro. La Fondazione Querini Stampalia si appresta a chiudere un anno importante, che ha segnato una sorta di nuovo inizio, nel segno di un museo che si pensa e agisce come un laboratorio.
Abbiamo tracciato un bilancio con il presidente della Fondazione, Paolo Molesini. “E’ un anno importante – ha detto ad askanews – perché c’è una nuova direttrice, Cristiana Collu, la nuova direttrice rappresenta la novità, la forza, una grandissima vivacità intellettuale e che ci consente di fare un ulteriore passo in avanti”.
Tra le novità dell’anno che si va chiudendo anche l’omaggio a uno dei dipinti più importanti della collezione, la “Presentazione di Gesù al Tempio” di Giovanni Bellini, che viene ora esposto all’interno di un’architettura progettata da Izaskun Chinchilla che illumina il quadro e ne amplia la percezione attraverso suono e profumi. La direttrice Collu ci ha raccontato questo progetto. “È nato dall’idea che l’architettura contemporanea, soprattutto quando si parla di architettura effimera – ci ha spiegato – può ancora raccontare molto, soprattutto può creare un legame importante tra il passato che però è di fronte ai nostri occhi, è quindi contemporaneo invece il linguaggio dei materiali e la cura che l’architettura può portare anche in questi casi. Il Cocoon del Bellini è sicuramente un esempio emblematico di tutti questi aspetti”.
Tra classico e contemporaneo, la Fondazione Querini Stampalia si appresta ad affrontare il 2026 con la prospettiva della relazione con la città e una mostra dedicata all’artista Gabriel Bella e alle feste e alle architetture effimere del Settecento a Venezia. “La Querini – ha concluso il presidente Molesini – sarà sempre la casa dei veneziani, questo vogliamo dirlo con molta forza: vogliamo proprio essere caratterizzati da questo”.
Un’identità che trova consolidamento anche nel lavoro di Carlo Scarpa, capace di stabilire una relazione tra l’esterno e l’interno del museo, metafora architettonica di un’idea culturale che la Querini vuole continuare a portare avanti.