Il grido di un padre: Giovanni Palummieri, padre di Ilaria e Gianluca, non riesce a trovare pace. A distanza di quattordici anni dall’orrendo omicidio dei suoi figli, la notizia della libertà di Riccardo Bianchi, l’assassino condannato all’ergastolo, riapre ferite mai rimarginate. Bianchi, ex fidanzato di Ilaria, ha torturato la giovane per ore prima di ucciderla, e ora, grazie a permessi di uscita dal penitenziario di Bollate, può tornare a casa, lasciando Palummieri e la sua famiglia in uno stato di angoscia e impotenza.
Le lacune della legge: La normativa italiana consente a chi ha scontato dieci anni di pena, anche in caso di ergastolo, di richiedere permessi premio, a meno che non si tratti di reati ostativi. Il femminicidio, purtroppo, non rientra in questa categoria. Questo ha portato a una serie di polemiche, specialmente dopo il recente caso di Emanuele De Maria, un altro femminicida che, beneficiando di permessi simili, ha commesso un nuovo omicidio prima di suicidarsi. Le famiglie delle vittime si trovano così a dover affrontare non solo il dolore della perdita, ma anche la realtà di una giustizia che sembra non tener conto della loro sofferenza.
Il dolore di Giovanni: “Respira la mia stessa aria”, afferma Palummieri, esprimendo il suo desiderio di giustizia e la sua frustrazione nei confronti di un sistema che sembra aver dimenticato le vittime. La sua vita è segnata da un’assenza incolmabile, e la libertà concessa a Bianchi rappresenta un affronto insopportabile. “Non ho diritto a sapere nemmeno se il giudice che lo ha fatto uscire ha figli”, si chiede, evidenziando la mancanza di empatia e considerazione per il dolore delle famiglie colpite da simili tragedie.
Un omicidio che ha scosso la società: La brutalità dell’omicidio di Ilaria e Gianluca ha lasciato un segno indelebile nella comunità. Riccardo Bianchi, con trenta coltellate, ha ucciso Gianluca per attirare in trappola Ilaria, torturandola poi per ore. Le urla disperate della giovane si udirono in tutto il palazzo, ma nessuno intervenne. Questo episodio ha sollevato interrogativi sulla responsabilità collettiva e sull’importanza di intervenire in situazioni di violenza domestica.
La necessità di un cambiamento: La storia di Giovanni Palummieri è un appello a rivedere le leggi sui permessi per i condannati per femminicidio. È fondamentale che il sistema giuridico consideri non solo la riabilitazione del reo, ma anche la sicurezza delle vittime e delle loro famiglie. La libertà di un assassino non può mai prevalere sul diritto alla vita e alla tranquillità di chi ha subito un trauma così profondo.