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Il grido di aiuto di Laura Santi
In un momento di grande sofferenza e incertezza, Laura Santi, una giornalista di 50 anni affetta da una forma avanzata di sclerosi multipla, ha lanciato un appello accorato affinché tutte le persone malate in Italia possano avere accesso a diritti fondamentali. La sua battaglia per il suicidio assistito è diventata un simbolo della lotta per la dignità dei malati terminali.
Laura ha ricevuto il via libera dall’Usl Umbria 1 per accedere a questa pratica, ma è ancora in attesa di conoscere le modalità di esecuzione.
Una campagna per il cambiamento
Durante un evento a Perugia, Laura ha partecipato alla campagna “Liberi subito”, promossa dall’associazione Luca Coscioni. Questa iniziativa mira a raccogliere firme per una legge di iniziativa popolare che garantisca “tempi certi e procedure chiare” per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. “Io sto sempre più male – ha dichiarato Laura – e avere questa libertà in mano significa vivere al meglio il tempo che mi resta”. Le sue parole risuonano come un forte richiamo alla necessità di un cambiamento legislativo che possa garantire diritti a chi vive situazioni di sofferenza estrema.
La lotteria del fine vita
Laura ha descritto la sua esperienza come una “lotteria del fine vita”, evidenziando i lunghi tempi di attesa e le risposte inadeguate da parte del sistema sanitario. “Tempi e modalità di risposta veramente biblici, inumani, non dignitosi” sono le parole che ha usato per descrivere la situazione attuale. La sua battaglia non è solo personale, ma rappresenta una lotta collettiva per tutti coloro che si trovano in situazioni simili. “Questa legge impone tempi e modalità certe di risposta ai malati”, ha sottolineato, richiamando l’attenzione sulla necessità di un intervento legislativo urgente.
Un appello alla società
Marco Cappato, presente all’evento, ha ribadito che questa iniziativa non appartiene a un singolo gruppo, ma è un appello a tutta la società. “Questa proposta dice una cosa semplice: questa legge c’è ed è legale, c’è un dovere per il sistema sanitario a rispondere”. La questione del suicidio assistito in Italia è complessa e delicata, ma la testimonianza di Laura Santi e di tanti altri malati è un richiamo a non ignorare le sofferenze di chi vive in condizioni estreme. “Lasciare aspettare anni una persona per attivare un proprio diritto è una scelta criminale”, ha concluso Cappato, evidenziando l’urgenza di una riforma.