Il reddito di cittadinanza non verrà cancellato: nonostante il pressing di Lega e Italia Viva, che da settimane si scagliano contro il cavallo di battaglia dei pentastellati, Mario Draghi sarebbe intenzionato a mantenere il sostegno seppur con una proposta di riforma.
L’idea sarebbe quella di rafforzarlo nell’azione di contrasto alla povertà e di collegarlo alle politiche attive del lavoro.
Draghi sul reddito di cittadinanza: le politiche attive del lavoro
L’intenzione del governo e del presidente del Consiglio è infatti quella di intervenire senza intaccare il principio di base del reddito, di cui Draghi ha già detto di sostenere le intenzioni. Ciò che farà l’esecutivo è studiare una possibile riforma delle politiche attive del lavoro sfruttando i 5 miliardi di euro previsti dal Recovery per l’inserimento nel mercato del lavoro di 3 milioni di persone.
Nel PNRR si punterebbe, attraverso la formazione, soprattutto su giovani e donne.
Draghi sul reddito di cittadinanza: il contrasto alla povertà
Per quanto riguarda il contrasto alla povertà, la priorità è quella di far rientrare le molte persone finora escluse per criteri troppo stringenti. Potrebbe per esempio essere ridotto da 10 a 5 anni il numero di anni di residenza in Italia richiesto per accedere allo strumento e potrebbe variare anche la valutazione del patrimonio così come la scala di equivalenza.
Ad oggi la norma favorisce infatti i single e penalizza le famiglie numerose.