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Il settore bancario italiano registra un'impennata nei profitti, mentre la presenza fisica diminuisce

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Scopri le tendenze contrastanti dei crescenti profitti bancari e della diminuzione della presenza locale in Italia.

Nel primo semestre del 2025, i sette principali gruppi bancari italiani hanno registrato un utile netto di 15 miliardi di euro, un incremento notevole del 15,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa performance, sostenuta da commissioni e risultati finanziari, è però accompagnata da un preoccupante ridimensionamento della presenza sul territorio e del personale impiegato.

Infatti, il numero degli sportelli bancari è sceso per la prima volta sotto la soglia delle diecimila unità, mentre il numero di dipendenti in Italia ha subito una riduzione di circa 5.000 unità.

Le statistiche elaborate dall’Ufficio Studi della FISAC CGIL delineano un quadro contraddittorio: nonostante i profitti continuino a crescere, il servizio fornito alle comunità locali e l’occupazione sono in calo. Questo scenario rappresenta un paradosso per il sistema bancario italiano, che si trova a dover affrontare un cambiamento significativo nella sua struttura operativa.

Un’analisi della redditività bancaria

I dati mostrano chiaramente che la redditività del sistema bancario italiano rimane robusta, ma la sua composizione sta cambiando. Il tradizionale margine d’interesse ha registrato una flessione del 5,1%, segnalando una normalizzazione dei tassi d’interesse dopo i picchi dei due anni precedenti. Tuttavia, questo calo è stato compensato da un aumento delle commissioni nette, cresciute del 5,5%, e da risultati eccezionali nei settori finanziari e assicurativi, con incrementi rispettivamente del 45,7% e del 7,6%.

Strategie di compensazione e contenimento dei costi

Le banche hanno quindi adattato le loro strategie, compensando la ridotta redditività del credito con un incremento delle entrate da servizi e investimenti. Un altro fattore chiave del successo finanziario è stato il contenimento dei costi, con una diminuzione delle spese per il personale del 2,0%. Questo è direttamente collegato alla riduzione globale di 6.000 dipendenti, di cui circa 5.000 solo in Italia. Gli altri costi operativi sono rimasti sostanzialmente stabili, mentre si è registrato un significativo calo (-15,9%) nell’accantonamento per le rettifiche sul rischio di credito, un aspetto che, come evidenziato nel rapporto, resta difficile da valutare a causa dell’incertezza macroeconomica.

Il declino della presenza fisica delle banche

Il fenomeno più allarmante è, senza dubbio, la progressiva riduzione della presenza fisica delle banche sul territorio. Gli sportelli dei sette principali gruppi bancari hanno toccato il numero di 9.873, un calo drammatico che priva intere comunità di un servizio essenziale. Negli ultimi sette semestri, si sono registrate 2.026 chiusure di filiali, un fenomeno che evidenzia una strategia aziendale sempre più orientata verso il digitale, a scapito del contatto diretto con i clienti e le comunità locali.

Contraddizioni nel sistema bancario

Questa situazione crea una profonda contraddizione: da un lato, un sistema bancario forte e capace di generare profitti record, dall’altro un costante deflusso di risorse umane e fisiche dalle comunità che dovrebbero servire. L’analisi della FABI evidenzia che il sistema bancario italiano ha vissuto un vero e proprio triennio d’oro tra il 2022 e il 2024, sostenuto dalla politica monetaria della Banca centrale europea.

Nel 2024, gli istituti di credito hanno realizzato utili aggregati per 46,5 miliardi di euro, segnando un 14% di crescita rispetto all’anno precedente e superando i 112 miliardi di utili pre-tasse nel triennio. Il 2022 è stato un anno cruciale, con un utile netto che ha raggiunto i 25,5 miliardi, dopo anni di risultati più contenuti. Questo trend di crescita ha portato a un aumento significativo degli utili nel 2023, con un incremento del 55% rispetto al 2022.

Implicazioni della tassazione sugli extraprofitti

Per far fronte a questi crescenti utili, nel 2023 il governo Meloni ha introdotto una tassa sugli extraprofitti. Tuttavia, l’efficacia di questa misura è stata compromessa da un emendamento che ha consentito alle banche di eludere il tributo, a patto di rafforzare il proprio patrimonio. Questo ha portato le principali istituzioni bancarie, tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo, a non pagare la tassa ma a concentrarsi sul rafforzamento del loro capitale.

In sintesi, il panorama bancario italiano presenta un contrasto tra l’eccezionale crescita dei profitti e la riduzione della presenza sul territorio e del personale. Mentre le banche continuano a prosperare, le comunità locali subiscono le conseguenze di una trasformazione che pone l’accento sulla digitalizzazione e sull’efficienza, spesso a scapito del servizio diretto e della stabilità occupazionale.