Roma, 6 nov. (askanews) –
Carcasse di maialini abbandonate, ferite trascurate e una seria infestazione di ratti, anche all’interno delle gabbie. È quanto documentato dalla nuova indagine di Greenpeace Italia “Dietro le sbarre”, pubblicata oggi insieme alle impressionanti immagini raccolte in uno degli allevamenti intensivi di proprietà della Società Agricola La Pellegrina S.P.A. a Roncoferraro (Mantova), in Lombardia, ricevute da fonti anonime e verificate dall’organizzazione ambientalista.
“La Pellegrina è detenuta al 100% dal Gruppo Veronesi (Veronesi Holding S.P.A.), l’impero dietro a noti marchi dell’alimentare come AIA, Negroni e Wudy”, si legge nel comunicato diffuso da Greenpeace a seguito della sua indagine. Secondo l’organizzazione ambientalista, “con i suoi guadagni annuali miliardari, La Pellegrina è anche al secondo posto (dopo Tre Valli, sempre parte del Gruppo Veronesi) tra le prime cinque aziende zootecniche italiane con ricavi annui miliardari ( 1.651.311.000), come riportato da una recente indagine condotta da Greenpeace Italia in collaborazione con Openpolis. La società riceve, inoltre, importanti fondi dalla Politica Agricola Comune: nel 2024 era al 41esimo posto tra i massimi beneficiari della PAC in Italia, con 232.255 euro”.
Nell’allevamento di Roncoferraro, i video e le foto verificati da Greenpeace mostrano la presenza di ratti nella struttura, “anche a diretto contatto con i maiali e all’interno delle sezioni maternità, e diverse aree appaiono sporche e invase dagli insetti. Un filmato mostra alcuni ratti in un’area in cui sono stati abortiti dei piccoli, che sono stati poi morsi o mangiati dai ratti. Inoltre, diverse scrofe presentano lacerazioni apparentemente non curate e prolassi uterini, mentre alcune carcasse di suinetti appaiono abbandonate da più di 24 ore. Infine, alcune riprese dall’alto permettono di individuare una perdita di liquami: uno dei pozzi usati per stoccare i reflui sembra ostruito, e per questo motivo parte delle feci e delle urine dei maiali vengono riversate sul terreno aziendale, con possibile rischio di inquinamento per i suoli e le acque circostanti”.
“La denuncia che ci è stata inviata e che abbiamo potuto verificare in maniera indipendente, confrontandoci anche con esperti legali e del settore veterinario, non è purtroppo un caso isolato ed è parte integrante di un sistema insostenibile, che peraltro inquina ed emette quanto i colossi dell’industria”, afferma Greenpeace Italia.
“Ciononostante, si legge sempre nel comunicato dell’organizzione ambientalista, “l’ultimo bilancio di sostenibilità del Gruppo Veronesi parla del rispetto per gli animali come di un ‘valore primario’, ribadendo l’impegno del Gruppo nel garantire all’interno degli allevamenti ‘libertà da dolore, lesioni o malattie attraverso diagnosi tempestive e trattamenti adeguati’. Il sospetto è quindi che, il più delle volte, il benessere animale esista solo su carta, mentre le condizioni di vita degli animali all’interno degli allevamenti rimangano ben più drammatiche”.
“Per questo”, conclude la nota, “Greenpeace ha denunciato le pessime condizioni igieniche e sanitarie riscontrate nell’allevamento di La Pellegrina con un esposto alle autorità competenti, ed è impegnata al contempo nella promozione della proposta di legge ‘Oltre gli allevamenti intensivi’, per superare una volta per tutte l’attuale sistema che produce sfruttamento e inquinamento”.