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Industriali tedeschi: "Dazi? Battuta d'arresto per la competitività"

Roma, 7 ago. (askanews) – Mentre scattano i dazi di Washington, con un minimo del 15% sulle importazioni europee, gli esperti dell’industria tedesca lamentano “una grave battuta d’arresto e certamente non un vantaggio per la competitività della Germania”. Helena Melnikov, direttrice esecutiva della Camera di commercio e industria tedesca:

“I dazi rappresentano un onere gravoso per le aziende tedesche.

Non dimentichiamo che originariamente i dazi erano pari allo 0% o al massimo al 2% circa. Oggi sono saliti a un dazio base del 15%. E per molti settori la situazione potrebbe essere ancora più difficile, poiché questo aspetto deve ancora essere definito nel corso dei negoziati. In altre parole, si tratta di una grave battuta d’arresto e non certo di un vantaggio per la competitività della Germania”, ha detto in un’intervista ad Afp.

“Abbiamo assolutamente bisogno di un mercato interno europeo forte, perché è vero che il mercato statunitense rappresenta il 10% di tutte le nostre esportazioni totali. Ciò significa che rimane estremamente importante per noi. Ma oltre il 50% delle nostre esportazioni è destinato al mercato interno europeo. E lì non abbiamo dazi doganali. Ciò significa che dobbiamo rafforzare ulteriormente questo mercato”, ha aggiunto.

“Nella nostra attuale ricerca, osserviamo che due terzi delle aziende si stanno già rivolgendo sempre più a nuovi mercati, semplicemente per compensare gli oneri che ora provengono dagli Stati Uniti. E questi mercati non sono solo in Cina, ma anche in America Latina, parola chiave: l’accordo di libero scambio con il Mercosur”, ha sottolineato.

Da parte sua Simon Schuetz, responsabile della comunicazione presso l’Associazione nazionale tedesca dei costruttori di automobili, ha ricordato: “I dazi rappresentano un onere considerevole, soprattutto perché si applicano ancora ai dazi settoriali del 27,5% che colpiscono sia le auto che i pezzi di ricambio. Non c’è motivo di lanciare l’allarme, perché l’accordo non è ancora stato attuato e l’onere, che è enorme, ammonta ormai a miliardi”, ha affermato, sottolineando che ancora non si sa come si svilupperà la situazione.