Secondo l’intelligence degli USA, Vladimir Putin continua a perseguire ambizioni strategiche ben oltre il conflitto in Ucraina, mirando a rafforzare l’influenza russa su territori dell’ex Unione Sovietica e a sfidare la sicurezza europea. I rapporti più recenti delineano una strategia in piena evoluzione, che combina obiettivi militari concreti e mosse diplomatiche calibrate.
Guerra in Ucraina, situazione sul territorio e implicazioni diplomatiche
Militarmente, Mosca controlla oggi circa il 20% del territorio ucraino, comprese quasi tutte le province di Lugansk e Donetsk, ampie porzioni di Zaporizhzhia e Kherson e l’intera Crimea, che Putin rivendica come parte integrante della Federazione Russa.
Le pressioni esercitate da Trump su Kiev, volte a ritirare le truppe dall’ultima parte di Donetsk ancora sotto controllo ucraino, rischiano di rafforzare le rivendicazioni territoriali russe. Nonostante le dichiarazioni di apertura al dialogo, Putin ha chiarito che qualsiasi accordo dovrà rispettare le condizioni di Mosca, citando come esempio i 6.000 chilometri quadrati conquistati nell’ultimo anno.
Nel frattempo, i colloqui diplomatici a Miami tra rappresentanti russi e statunitensi sono stati definiti «costruttivi» da Kirill Dmitriev, inviato presidenziale russo, mentre Volodymyr Zelensky ha ribadito con fermezza che “non spetta a Vladimir Putin decidere quando e in quale forma si terranno le elezioni in Ucraina“, confermando la volontà di Kiev di mantenere la propria sovranità politica e territoriale.
“Vuole tutta l’Ucraina”. L’intelligence Usa lancia l’allarme su Putin: cosa si rischia
I documenti riservati dei servizi segreti statunitensi continuano a indicare che Vladimir Putin non ha ridotto le proprie ambizioni strategiche. Secondo le analisi più recenti, aggiornate a fine settembre, il presidente russo punta ancora a un controllo completo dell’Ucraina e mira a estendere la propria influenza su territori dell’ex Unione Sovietica, comprese aree oggi appartenenti alla NATO. A riportare la notizia è Reuters citando sei fonti vicine all’intelligence Usa.
Queste conclusioni contrastano con le dichiarazioni pubbliche di Donald Trump e dei suoi negoziatori, secondo cui il Cremlino sarebbe orientato a una rapida conclusione della guerra. Come sottolinea Mike Quigley, membro democratico della Commissione Intelligence della Camera: “L’intelligence ha sempre dimostrato che Putin vuole di più. Gli europei ne sono convinti. I polacchi ne sono assolutamente convinti. I Paesi Baltici pensano di essere i primi“.
Il quadro delineato dai servizi segreti americani risulta coerente con le valutazioni delle agenzie europee, che vedono in Putin un attore determinato a consolidare e ampliare le proprie conquiste territoriali.