La Corte Europea per il rispetto dei diritti umani ha condannato l’Italia per il mancato riconoscimento delle unioni gay.
Stando all’interpretazione di Strasburgo, secondo la normativa italiana, si vengono a creare situazioni in cui “la protezione legale disponibile attualmente a coppie dello stesso sesso non solo non garantisce i bisogni fondamentali per una coppia che sia in una relazione stabile, ma non dà neanche sufficienti certezze”.
Violazione dei diritti umani, quindi, e, come inevitabile conseguenza, condanna in carico all’Italia.
A sollevare la questione sono state tre coppie di Trento, Milano e Lissone (MB), che si sono rivolte alla Corte di Strasburgo per vedere riconosciuti i propri diritti di coppie di fatto, conviventi e prive delle tutele legali garantite invece dall’istituzione del matrimonio.
Hanno provato, dapprima, a raggiungere lo status matrimoniale, ma i rispettivi comuni hanno rifiutato di procedere, a cominciare già dalle pubblicazioni. Così, la questione è finita sui tavoli della Corte Europea, che non ha avuto dubbi: l’Italia, ancora priva di una normativa efficace per il riconoscimento delle unioni gay, mette in atto una palese violazione dei diritti umani.
Ora, per le amministrazioni interessate (multate peraltro di 5 mila euro ciascuna, da devolvere alle coppie interessate per i danni morali arrecati) potranno presentare ricorso e chiedere un nuovo esame della questione, anche se sembra improbabile che a Strasburgo possano cambiare idea.