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Un progetto ambizioso mai realizzato
La diga sul Mèlito rappresentava un’opportunità unica per la Calabria, un’infrastruttura che avrebbe dovuto garantire l’approvvigionamento idrico a oltre mezzo milione di abitanti e a numerose aziende agricole, da anni in difficoltà a causa della siccità. Tuttavia, nonostante le promesse e i finanziamenti, il progetto non è mai stato completato, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama infrastrutturale della regione.
Finanziamenti pubblici e sprechi
Negli anni, sono stati investiti circa 259 milioni di euro di fondi pubblici provenienti dalla Cassa del Mezzogiorno, ma gran parte di queste risorse è andata in fumo. A questi si aggiungono 102 milioni già spesi per lavori che, secondo le indagini della Guardia di Finanza di Catanzaro, hanno solo contribuito a deturpare il territorio senza portare a risultati concreti. La gestione di questi fondi solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’efficacia delle politiche di investimento pubblico nella regione.
Indagini e responsabilità
La situazione ha portato la Procura della Corte dei Conti a citare in giudizio il Consorzio di bonifica Ionio-Catanzarese e due dirigenti per danno ambientale ed erariale. I lavori, iniziati negli anni ’80 con un finanziamento iniziale di oltre mezzo miliardo di lire, sono stati caratterizzati da carenze progettuali evidenti. Le integrazioni presentate nel corso degli anni non sono mai state ritenute adeguate, evidenziando una mancanza di pianificazione e di autorizzazioni necessarie per la realizzazione di un’opera così complessa.
Un futuro incerto per la Calabria
La mancata realizzazione della diga sul Mèlito non è solo un fallimento tecnico, ma rappresenta anche un’opportunità persa per lo sviluppo della Calabria. Con l’aumento delle temperature e la crescente scarsità d’acqua, la necessità di infrastrutture idriche efficienti è più urgente che mai. La storia della diga è un monito su come la cattiva gestione delle risorse pubbliche possa compromettere il futuro di intere comunità.